Campo vacanza. Diario di bordo: la condivisione generale dei ragazzi e degli educatori.

Nelle righe che seguono vogliamo condividere, solo in parte, alcune delle impressioni ‘a caldo’ dei ragazzi che hanno vissuto l’esperienza del campo vacanza. ‘Solo in parte’, a motivo della necessità che tutto ciò che è intimo, non può essere condiviso in rete e neppure pienamente capito da chi legge. Di questo ce ne scusiamo.

Mercoledì 20 luglio è stato l’ultimo giorno del nostro campo vacanza. Nella meravigliosa città di Assisi, che sprigiona spiritualità e pace da ogni singolo mattoncino di cui sono fatte le sue tipiche case medioevali, abbiamo voluto fare la verifica conclusiva di questa esperienza durata 8 giorni, preceduta, nel pomeriggio precedente, da un’intensa esperienza di deserto vissuta nel bosco sul monte Subasio, dove c’è l’Eremo delle carceri, luogo in cui lo stesso San Francesco si recava a meditare e pregare.

Abbiamo voluto farla dopo aver conosciuto e visto Carlo Acutis, un ragazzo di 15 anni morto nel 2006. Carlo era un ragazzo come tanti, innamorato di Gesù che non ha perso neanche un secondo della sua pur breve esistenza per scoprire l’amore di Dio e di questo nutrirsi ogni giorno. Essendo stato il tema conduttore del campo “Diamo un volto all’amore” ci è sembrato che non poteva esserci luogo più bello e ispiratore per fare la verifica della chiesetta di Santo Stefano, la più antica di Assisi, che Carlo aveva scelto come luogo prediletto e quotidiano per parlare con Gesù, per riflettere e coltivare l’amicizia con lui. In quella chiesetta Carlo aveva trovato il volto dell’amore nel volto di Gesù e lì esprimeva tutto il suo amore per lui.

Seduti tutti intorno all’altare, dopo aver invocato su di noi lo Spirito Santo, carichi di emozione e timore, perché non sempre è facile aprirsi agli altri e cercare noi stessi nel profondo del nostro cuore, a turno abbiamo condiviso la nostra esperienza del campo vacanza.

L’esperienza vissuta in questi 8 giorni è stata sicuramente per tutti un’esperienza unica e forte, sono stati giorni molto impegnativi da un punto di vista fisico a causa delle alte temperature di questi giorni, dei tanti tantissimi passi fatti ogni giorno per andare a conoscere monumenti che hanno fatto la storia del nostro paese, personaggi che hanno combattuto per la nostra patria, basiliche e Chiese meravigliose erette per esprimere la grandezza di Dio e i martiri che hanno donato e perso la loro vita per gridare il loro amore per lui. Giorni intensi appunto,soprattutto per il cuore, che tante volte è stato attraversato da emozioni e sentimenti forti e spesso contrastanti: i dubbi sulla proposta (cosa ci faccio qui, ma perché sono venuto), la nostalgia di casa, la paura di non riuscire a vivere 8 giorni senza cellulare, il disagio di non poter scegliere con chi stare, la stanchezza di fronte alla strada ancora da fare, il desiderio di  tornare a casa… per poi passare a stupore e meraviglia appena arrivati al luogo designato, alle risate fino a sentire il mal di pancia, alla gioia dei pasti condivisi, dei giochi organizzati, delle stanze degli amici da visitare anche se era vietato, alla felicità dei giorni spensierati, alla profondità degli argomenti trattati nei laboratori, che spesso ci hanno liberato altre volte ci hanno fatto piangere, al grazie che abbiamo espresso durante i  momenti di preghiera per il dono delle giornate vissute insieme, al desiderio che tutto questo non finisse.

 Il sentimento che predomina oggi è sicuramente felicità e gioia per aver vissuto questa bellissima esperienza, per le relazioni e le nuove amicizie che si sono create e per quelle vecchie che si sono rafforzate, per altre che sembravano perse e si sono ritrovate. Quanto è bello aver scoperto la forza e l’energia di condividere tutto assieme agli altri, girarsi per aspettare chi è rimasto indietro e assicurarsi che non mancasse nessuno, l’orgoglio di aver resistito e superato le paure e i limiti del proprio carattere, il forte coinvolgimento vissuto all’interno delle Catacombe e l’emozione provata nel pronunciare il nome di chi amiamo e ora non c’è più perché in cielo, ma altrettanto bello è stato sentire nel cuore pace, serenità e il senso di liberazione avvertito dopo il pianto contagioso per l’esperienza di solitudine alla ricerca di se stessi  vissuta all’Eremo delle carceri.

I sentimenti sono stati davvero tanti e chissà quanti ancora sentiremo in questi giorni che ognuno è tornato alla propria casa e alla propria vita; certo ora la paura è che tutto ciò che abbiamo creato in questi giorni si perda, che le relazioni create non si ritrovino, che le occasioni per stare insieme manchino, che questa esperienza non si ripeta. Però una cosa l’abbiamo capita e meditata e siamo arrivati alla conclusione che sicuramente questa esperienza non si ripeterà perché ce n’è saranno altre diverse, forse pure migliori da vivere insieme, solo però se noi lo vorremo. Tante cose a parte le circostanze dipenderanno dalla nostra volontà di metterci in gioco, di donare il nostro tempo, di donarci l’un l’altro per ciò che siamo.

Forse ancora non siamo riusciti a dare un volto all’amore, ma abbiamo iniziato a capire il primo tassello per conoscere questo sentimento fondamentale per la vita di ognuno: l’amicizia, quella del nostro gruppo, quella degli amici di Gesù, San Francesco, Santa Chiara, Santa Cecilia, San Pietro, San Paolo,  Cecilia, Carlo, quella di Gesù, tutti con due occhi e un volto di cui innamorarsi.

Il gruppo dei ragazzi e degli educatori