Riflessione alla celebrazione di fine anno del ‘Te Deum’

Tu sei la nostra speranza,
non saremo confusi in eterno

La fine di un anno e il relativo prospettarsi di un nuovo inizio sono sempre l’occasione per fare il punto della situazione del nostro cammino di fede a livello personale e comunitario.

E’ insorgente l’istinto in ciascuno di lasciarci andare ad analisi spietate o, per altri versi, minimizzare le criticità e gli ostacoli che hanno minacciato il nostro processo di umanizzazione e  crescita nella fede,

Dobbiamo confessare che questi ultimi anni sembra ci stiano facendo scivolare in una spirale regressiva deprimente dove è difficile far sgorgare dal nostro cuore la parola GRAZIE!
Ma vogliamo provare, presi per mano da Maria, che ci invita a ‘meditare’, a mettere insieme eventi e parole, per cogliere la preziosa e invisibile trama del tempo che passa.
Non possiamo negare, neppure a noi stessi, che nel nostro cuore alberga una confusione generalizzata.

L’augurio più bello, allora che sentiamo di scambiarci, lo prendiamo proprio dalle ultime parole dell’inno del Te Deum che canteremo fra qualche istante: “Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno”.
A me pare l’augurio più bello che possiamo scambiarci al termine di questo anno 2022.

Chiudiamo un anno di passi indietro pesanti: da un’assurda guerra in atto, agli effetti devastanti del cambiamento climatico come conseguenza di un modo di vivere che non rispetta la terra, dalla quale siamo stati tratti, ai tanti risvolti dell’emergenza educativa che ci trova poco propositivi. La Chiesa stessa ha riscoperto la parola sinodalità, ma tutto sembra ancora troppo teorico e molto spesso una perdita di tempo.
Il nostro sguardo tuttavia non può oltrepassare i confini della nostra Comunità dove, purtroppo, si coglie una grande paura del presente e del futuro e che paralizza il ricco potenziale di una Comunità dignitosa ma ferma, quasi paralizzata in tutti i settori.
Si fa fatica convergere verso i veri obiettivi che sono garanzia di futuro. Una Comunità, la nostra, troppo protesa a guardare il passato e incapace di guardare il futuro, quasi impaurita, diffidente e per certi versi rassegnata.
La vera emergenza, quella che i vescovi italiani ci hanno invitato a considerare agli inizi del secolo, ovvero l’emergenza educativa, è spaventosamente disattesa. Nel nostro paese ci sono segni di sofferenza, specialmente nei giovani, che si manifestano in una mancanza di entusiasmo per la vita e in un eccesso di diffidenza che innesca deplorevoli meccanismi di sospetto ingiustificato.
Nelle diverse e lodevoli iniziative da parte delle associazioni locali, tutto, anzichè essere condiviso, convergendo verso obiettivi comuni, viene vissuto in termini concorrenziali e spesso in contrapposizione, con un forte bisogno di protagonismo che tradisce il senso profondo di quello che solo teoricamente viene chiamato amore o bene per la Comunità. Ciò comporta anche un dispendio di energie e genera steccati e contrapposizioni, Sembra che i carismi e i talenti, presenti nella nostra Comunità, non siano posti a servizio di tutti ma solo a servizio di questo o quell’altro gruppo.

E così, ci sentiamo un po’ come il popolo di Israele che girava e rigirava in un deserto non poi così grande. Ma andò avanti così per 40 anni…

La confusione, che regna quasi sovrana, coinvolge anche me.

Al mio rientro in Parrocchia, lo scorso febbraio, manifestai al Vescovo l’intenzione di lasciare la Parrocchia. Sentivo, tuttavia, un desiderio di spendermi ancora e così di fidarmi del suggerimento del Vescovo di perseverare nel servizio parrocchiale, rimodulando tempi e programmi. La confusione mi accompagna ancora e in certi momenti  mi interrogo in che modo essere presenza significativa per questa Comunità che considero la mai famiglia.

A questo riguardo, sento il bisogno di ringraziare quanti si prodigano per il bene della Comunità, non solo i gruppi e le Associazioni parrocchiali, ma anche quelle laiche, in particolare i tanti volontari che operano nel campo del volontariato.
L’importante traguardo dei 35 anni di attività dell’ AVIS, è segno di quanto sia forte nel nostro paese il desiderio di bene…
Un grazie anche a tutte le società sportive che attraverso una collaborazione con la Parrocchia, ne valorizzano lo specifico apporto educativo.

In questa confusione generalizzata, proviamo insieme a guardare Maria: impariamo da Lei e dal suo silenzio; impariamo da lei a meditare, a tentare di mettere insieme fatti e parole. Impariamo da Lei a prenderci del tempo per aver cura dei nostri sogni e districarci nella confusione regnante.
Non lasciamoci distrarre da tutto ciò che alimenta questa confusione e non crea futuro: pseudo tradizioni che continuano a tradire il senso profondo delle nostre feste, specialmente quelle che toccano i misteri centrali della fede e dei Santi.. Impariamo anche dai pastori, che non ce la fanno a trattenere la gioia e lo stupore, ma se ne tornano cantando, leggeri di una felicità mai provata. Abbiamo bisogno di assaporare gioie vere, non di breve durata…
In questo contrasto di luci e ombre, l’anno che volge al termine ci ha rallegrato per la gioia di 19 (1 di Sant’Anna) bambini/e presentati al Battesimo; 41 ragazzi e ragazze  sono stati confermati col sacramento della Confermazione. Nei prossimi giorni condivideranno importanti proposte di crescita a contatto con altre realtà ecclesiali a Roma e a Torino. Accompagniamo e sosteniamo i loro desiderio di crescita e di amore per la vita.

Ringraziamo Dio, per le 10 coppie che col sacramento del Matrimonio hanno formato una famiglia cristiana. La gioia di 65 bambini e bambine che, per la prima volta hanno partecipato, in modo pieno, all’eucarestia. Affidiamo alla misericordia di Dio 62 fratelli e sorelle defunti della nostra Comunità che hanno concluso la loro esistenza terrena: 58 di Marrubiu e 4 di Sant’Anna.

L’annuncio del vangelo nella nostra Comunità, si esplicita in modo particolare nella catechesi. A questo riguardo non posso non ringraziare il piccolo gruppo di collaboratori che, con grande fatica e crescente passione si coinvolge, non tanto in un servizio parrocchiale circoscritto a proposte e attività generiche, quanto in una esperienza piena di condivisione effettiva della vita della Comunità,  soggetto primo nel compito di annuncio del vangelo.

Sono sempre più convinto che la pastorale parrocchiale o si apre a nuove figure di riferimento al di fuori della parrocchia e anche della diocesi o non ci saranno cambiamenti sostanziali. La nostra Comunità è grembo generativo di fede e questa verità è da rafforzare, a partire da un’attenzione prioritaria alle famiglie e agli adulti e solo dopo ai bambini e ai ragazzi. E’ sicuramente il tessuto della Comunità da rafforzare! All’interno di questo tessuto, potremo poi ‘ricamare’ pazientemente e programmare significativi itinerari di crescita per i bambini e per i ragazzi.

Accogliamo, infine come dono, la testimonianza di amore coraggioso di Papa Benedetto XVI che proprio in questo giorno ha concluso la sua esistenza terrena, lasciandoci, nel suo testamento spirituale, parole che ci toccano nel vivo della fede e che questa sera ci aiutano nel nostro ringraziamento da elevare al Padre: “Ringrazio prima di ogni altro Dio stesso, il dispensatore di ogni buon dono, che mi ha donato la vita e mi ha guidato attraverso vari momenti di confusione; rialzandomi sempre ogni volta che incominciavo a scivolare e donandomi sempre di nuovo la luce del suo volto. Retrospettivamente vedo e capisco che anche i tratti bui e faticosi di questo cammino sono stati per la mia salvezza e che proprio in essi Egli mi ha guidato bene” (Benedetto XVI, dal suo testamento spirituale).

Siamo tutti confusi, ammettiamolo! Allora, forse, ci salva proprio quel finale del “Te Deum”, decisamente meno altisonante rispetto all’inizio. Perché, certo, Dio è il Signore del tempo e della storia; ma questo non vuol dire che, per il credente, l’anno si debba chiudere, sempre, con un’analisi in cui tutto è chiaro. “Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno”.

Mi sembra un bel punto da cui ricominciare un nuovo anno.

Siamo confusi, è vero, ma non sarà sempre così. E non perché un giorno, magicamente, apriremo gli occhi ma perché non siamo noi i padroni della storia. Il popolo di Israele nella Terra promessa alla fine ci è entrato ma non perché  ha trovato la strada da solo, ma perché si lasciato condurre anche dagli eventi della propria storia.

Dio, con la potenza del suo Spirito, guida il nostro cammino: inneggiamo allora adesso il nostro grazie cantando insieme il Te Deum, e apriamoci con fiducia al futuro come dono che viene dal Padre, artefice di ogni vita vera.

Marrubiu, 31 dicembre 2022

don Alessandro