Dopo l’Epifania: tornare a casa orientati verso la Pasqua

EPIFANIA COME PASQUA: TORNARE A CASA PER UN’ALTRA STRADA

Abbozzati i ritornelli di gratuità, universalità e regalità, che esploderanno nella sinfonia di Pasqua

Ormai è chiaro, e gli studiosi della Bibbia ce lo confermano con crescente convinzione: i racconti dell’infanzia di Gesù sono la trascrizione in chiave diversa dei misteri del Cristo raccontatici nel prosieguo dei Vangeli. Una specie di compendio, insomma. O di preludio che, come in tutte le opere musicali, contiene i motivi dominanti e allude ai temi fondamentali che saranno poi sviluppati nel resto della composizione.

Ad esempio, la narrazione di Gesù che dodicenne sale alla Città santa, e viene smarrito dai genitori, e viene ritrovato il terzo giorno nel tempio, a che cosa allude se non alla tensione costante del Cristo verso Gerusalemme e al mistero di quel fatidico terzo giorno in cui viene ritrovato dai discepoli che l’avevano smarrito nella morte?

Ebbene, anche la festa dell’Epifania va inquadrata in questa logica della narrazione anticipata. Contiene, infatti, i motivi dominanti della Pasqua.

E’ a Pasqua che Gesù fa cadere il velo di separazione del tempio, e si manifesta nella sua regalità, e viene riconosciuto Messia dal centurione pagano, e viene adorato come Signore e Dio dalle donne e dai discepoli, e viene intronizzato alla destra del Padre, in attesa di ricevere alla fine dei tempi, con l’inaugurazione della Pasqua eterna, l’omaggio di tutto l’universo.

Eccoli presenti, allora, nel racconto dell’Epifania, gli abbozzi dei ritornelli che esploderanno nella sinfonia della Pasqua.

Intanto, la gratuità della salvezza.

Guardando ai Magi, a questi sapienti orientali, vengono in mente le parole di Paolo: «Dio ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia; grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma è stata rivelata solo ora con l’apparizione (epifania) del salvatore nostro Gesù Cristo» (2Tm 1,9).

Ci è proprio difficile oggi smorzare le luci delle nostre pretese, far meno affidamento sui nostri meriti, e riconsiderare con più stupore l’iniziativa gratuita di Dio?

In secondo luogo, l’universalità della salvezza.

Gli stranieri, gli esclusi dal sistema, i lontani.., entrano nell’arco della cometa! A qualunque popolo, razza, religione o cultura si appartenga, si è destinatari della speranza cristiana. Il Signore Gesù ha versato il suo sangue per tutti gli uomini. Ci sembra di udire il grido perentorio di Paolo: «Egli è morto per tutti» (2 Cor 5,14).

Quali spazi sono offerti alla crescita di un autentico spirito di accoglienza nei confronti dei diversi!

Infine, la regalità del Cristo.

Il vertice narrativo della pagina di Matteo (2,1-12) è costituito dalla frase: prostratisi, lo adorarono. Ma non è forse questo anche il punto di fuga della Pasqua di risurrezione e, nello stesso tempo, l’epilogo glorioso della storia umana, quando, nella parusia, tutti «volgeranno lo sguardo a Colui che è stato trafitto» (Gv 19,37)?

E’ il giorno della genuflessione anche per noi. E anche dell’offertorio dei doni. Ma, soprattutto, della decisione di tornare a casa seguendo un’altra strada.

Sperimenteremo così il gaudio di quella Pasqua di cui oggi assaporiamo un timido assaggio.