Il tempo dell’Avvento costituisce per ciascuno di noi la possibilità di un nuovo inizio nel segno della speranza cristiana.
Osservando i nuovi scenari, nei diversi contesti sociali, sembra che la speranza venga meno e subentri forte la tentazione di mettere i remi in barca e lasciarci trascinare inesorabilmente da misteriose dinamiche più forti della nostra capacità di credere e sperare.
E in certi momenti ci sembra davvero che sia inutile sperare,anzi, addirittura, sembra scomparsa la certezza che la storia abbia una direzione, un senso. Viviamo grandi slanci e allo stesso tempo ci sembra di essere proiettati in un qualcosa di vago, frammentato e indefinito.
La fede è davvero messa a dura prova e la speranza sembra compromessa!
E’ proprio vero quello che sostengono i vescovi italiani quando scrivono che “nulla appare veramente stabile, solido, definitivo”. E’ come se fossimo privi di radici e quindi esposti a quello che viene chiamato il “sentimento della fluidità”.
Nelle nostre esperienze di condivisione della fede, specialmente nei contesti comunitari (parrocchia, diocesi gruppi, associazioni), tutto sembra ruotare attorno a degli obiettivi troppo umani, senza nessuno slancio verticale e con delle conseguenze illusorie e deludenti. Ciascuno convive con le proprie sicurezze che sono la manifestazione di una paura che impedisce di aprirci e fuoriuscire dalle nostre categorie culturali, ecclesiali e pseudo spirituali.
Siamo paralizzati da una paura del futuro che genera angoscia e depressione! Tutto questo, a livello ecclesiale, si evidenzia in Comunità ripiegate su una pastorale preoccupata di “conservare” anziché annunciare, testimoniare e rinnovarsi, venendo meno ad uno dei compiti più importanti: quello di un’educazione al senso profondo della fede. Tutto purtroppo si riduce in un insegnamento ripetitivo e noioso di concetti e slogan dottrinali o pseudo convinzioni morali, non sostenuta da una solida base di testimonianza della Comunità!
Abbiamo bisogno di speranza!
Lo scrittore francese Charles Péguy rileva che: “La piccola speranza avanza tra le sue due sorelle più grandi (la fede e la carità) e non si nota nemmeno”. La speranza infatti è l’anima segreta, la forza capace di trascinare le persone. Prosegue Péguy:” la “piccola” sorella sembra condotta per mano dalle due più grandi, ma con il suo cuore di bambina vede quello che le altre sorelle maggiori non sono in grado di vedere… E così guida la fede e l’amore con la sua gioia fresca ed innocente. E’ lei quella piccina che trascina tutto”. Non si tratta però di una forza generica, di un dinamismo spontaneo. La speranza cristiana ha un nome e un volto: Gesù Cristo, il figlio di Dio, il Crocifisso risorto che non ostenta segni di egemonia e potenza, ma testimonia amore e misericordia nelle nostre povertà e ferite di ogni genere. Questo Gesù appare ogni giorno nelle ferite della vita che diventano feritoie di luce dalle quali è possibile far entrare la Vita Nuova dello Spirito e della Misericordia.
Il tempo dell’Avvento ci invita a guardare con fiducia e speranza alle ferite/feritoie della nostra vita perché, come il Crocifisso che rimane nella Croce e persevera nell’amore sperimentando l’intervento vittorioso di Dio, così anche noi, nella fedeltà al quotidiano della nostra vita e della nostra storia, possiamo scorgere i segni di un Dio che non ci abbandona ma cammina con noi. Non è casuale che, nelle icone antiche, la culla di Gesù abbia tutte le sembianze di una tomba, e le fasce del neonato richiamino le bende che avvolgono il corpo di un morto. Non possiamo capire il vero senso del Natale di Gesù se non in riferimento alla sua morte e risurrezione.
Le proposte parrocchiali, che seguono, vogliano aiutarci a vivere intensamente questo tempo, non moltiplicando azioni cultuali e preghiere, ma vivendo una sana tensione verso Colui che suscita e porta a compimento ogni desiderio di bene per noi e per i nostri fratelli.
Infine, colgo l’occasione per ringraziare tutta la Comunità per i tanti segnali che alimentano la mia speranza che il nostro cammino comunitario è abitato dalla presenza del Risorto che cammina con noi fino alla consumazione del tempo e della storia.
Buon avvento!
don Alessandro