Riflessione al Te Deum
31 dicembre 2023
Noi ti lodiamo, Dio,
ti proclamiamo Signore
Davanti al Signore, questa sera, invochiamo il dono dello Spirito Santo per vivere questo incontro con Dio, nel segno della gratitudine e dell’affidamento più vero.
Non siamo qui per fare un bilancio dell’anno trascorso – i bilanci di fine anno sono un’operazione pericolosissima: è sempre difficile farli tornare. Vale per le nostre piccole faccende personali, figuriamoci, poi, quando allarghiamo lo sguardo al mondo intero, con le sue mille ferite.
Siamo qui per ringraziare te, Signore Gesù, rivelazione piena del volto di Dio, risposta più vera ad ogni nostro interrogativo più complesso, perché tu ci conosci fino in fondo…
La liturgia di quest’ultimo giorno dell’anno coincide con la Festa della Santa Famiglia. Questa coincidenza mi sembra ci suggerisca un ambito ben preciso nel quale collocare la riflessione di fine anno: le nostre gioie e le nostre sofferenze, le fatiche e i desideri più profondi che ci accompagnano nello scorrere del tempo. Ci aiuta, persino, a sdrammatizzare un po’ la solennità delle parole delle liturgie di questi giorni, per cercare, nella concretezza delle relazioni con le persone a cui vogliamo bene, la strada per entrare nel nuovo anno.
Celebrare la Sacra Famiglia l’ultimo giorno dell’anno diventa così un invito potente a vincere la tentazione dell’egoismo e dell’ego-centrismo, a non buttare via il nostro tempo fantasticando su progetti solo nostri, ma ci invita ad aprirci a diverse presenze che continuamente ci stimolano a guardare ‘altro’ e ‘oltre’. Ci spinge a saper riconoscere, alla luce del disegno misterioso di Dio, le tante persone che fanno parte della famiglia umana come opportunità per rafforzare i vincoli di sangue di ogni singola famiglia, proiettandoci verso un modello evangelico di famiglia universale che va oltre gli stessi legami di sangue e di parentela.
In questo senso, siamo chiamati a scoprire ogni giorno di più la nostra Parrocchia come una famiglia. Come le nostre stesse famiglie però anche la Parrocchia è spesso tentata a chiudersi e coltivare relazioni affettivamente appaganti e circoscritte ai diversi gruppi di appartenenza, senza correre il rischio di vivere aperta al mondo e alle novità che ne conseguono.
Pensando al futuro della nostra Comunità di Marrubiu e Sant’Anna, credo che dovremo guardare con più fiducia alla possibilità, non tanto lontana, di un cammino insieme ad altre parrocchie, nella condivisione dei carismi e delle nuove ministerialità che lo Spirito Santo sta suscitando nella Chiesa.
Non dobbiamo temere questi cambiamenti, ma riconoscere e accettare come nella Chiesa un mondo stia inesorabilmente crollando e morendo, ma un nuovo mondo stia nascendo, portando numerose opportunità di rinascita e rinnovamento.
Prestiamo attenzione al brano evangelico appena ascoltato.
Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore. Il figlio è loro, eppure non è loro… Il Figlio ricevuto in dono viene subito offerto, perché la sua vita maturi il senso più profondo: si nasce per amore e per amare. Un amore che va aldilà delle argomentazioni sociopolitiche e culturali sulla famiglia, perché la famiglia, secondo il piano di Dio non può esaurirsi in ruoli culturali chiusi, circoscritti e definiti.
In questa scena della presentazione/offerta del bambino, così come la Legge prescriveva, ecco l’entrata in scena di un vecchio, Simeone, uomo giusto animato dallo Spirito (lo Spirito Santo si serve sempre di figure e categorie ‘altre’ rispetto alle nostre). Simeone entra in scena con un gesto azzardato: sottrae il bambino dalle braccia di Maria sua madre e benedice Dio.
La benedizione e il ringraziamento per quello che siamo e per i doni che ci sono stati fatti salgono anche da gesti e parole estranei alle nostre famiglie, alle nostre conoscenze e tradizioni. La liturgia della vita, spesso imprevedibile e bizzarra, veicola, molto spesso, un sogno di Dio. Maria non si oppone al gesto compiuto da Simone, un estraneo, un vecchio, ma con Giuseppe, suo sposo, assiste con stupore e si chiede il senso di tutto ciò, esattamente come era capitato nella scena della natività con la visita e l’adorazione dei pastori e dei Magi.
Maria e Giuseppe, nella presentazione al Tempio del piccolo Gesù, intrecciano il destino della loro famiglia a quello del mondo. Un figlio ha una vocazione, contiene un mistero che i genitori da soli non potranno mai scoprire. Essi infatti appartengono a Dio, alla storia, al mondo, al cosmo, all’umanità e devono realizzare, non il sogno dei genitori, ma il sogno di Dio che è sogno di vita per tutti. I nostri figli, nel tempo della loro vita, incontrano tante figure significative e anche misteriose, ma se la famiglia si chiude a queste, spesso misteriose “altre” presenze, rimane sempre più povera e fragile.
Giuseppe e Maria nel Tempio incontrano due vecchi straordinari, carichi di anni, custodi di ricordi del passato, ma profeti di novità e rivolti al futuro perché aperti agli altri; collaboratori preziosi di Dio nell’aiutare Maria e Giuseppe a capire il senso della nascita misteriosa di questo bambino.
La sfida e l’urgenza di una missione educativa credo sia questa: educare al senso profondo di ciò che si pensa, di ciò che si vive e di ciò che si crede aprendosi però alla novità che spesso arriva dall’altro e dall’oltre dei nostri confini.
Nei giorni scorsi, anche io ho assistito, con stupore e gratitudine, alla reazione dei nostri ragazzi dei gruppi Davide e Andrea alle proposte di un ritiro di tre giorni, da parte di un gruppo di ragazzi cagliaritani, che, guidati da due missionarie brasiliane, hanno saputo parlare al cuore dei ragazzi. Nei prossimi giorni, un gruppetto di ragazzi, oramai quasi maggiorenni, condivideranno alcuni giorni di conoscenza di sé stessi e crescita nella fede con altri giovani di diverse realtà ecclesiali. Ecco la strada. Bisogna aprirci al ‘nuovo’ dello Spirito, cercando si nuove strade per evangelizzare, ma soprattutto accogliendo anche presenze ‘altre’ che evangelizzino anche noi, forse stanchi, ripetitivi e spesso noiosi con le nostre proposte.
Simeone è un uomo che guarda oltre … guarda lontano, Anna, invece, parla agli altri … conoscenti o meno, parrocchiani o no, oserei direi pure credenti e non…
Simeone e Anna, sono due personaggi carichi di una valenza simbolica di una vecchiaia che trasuda sapienza di vita, saggezza autentica e rinnovata giovinezza interiore. Questi due vecchi non sono in ostaggio di tradizioni del passato, oramai prive di anima, non confondono il fine con i mezzi, come spesso facciamo noi uomini religiosi che che confondiamo, per comodità e religione, strumentalizzando verità delle nostre feste per manifestazioni che poco hanno a che fare col Vangelo vivo di Gesù e che non avranno futuro.
La nostra Parrocchia di Marrubiu e Sant’Anna, o si aprirà maggiormente, nella condivisione dei carismi o conoscerà ancora un inesorabile declino. Non è più possibile camminare da soli!
Vorrei raggiungere, questa sera, i genitori dei bambini e dei ragazzi della nostra Parrocchia di Marrubiu e di Sant’Anna, ed esprimere davanti al Signore la mia gratitudine sincera per l’edificazione, che sono per me, nel compito, oggi più delicato che mai, dell’educazione dei loro figli. Metto davanti al Signore le loro pene, le loro angosce e le loro tribolazioni. Il Signore non è uno spettatore muto davanti ai problemi di oggi dei nostri genitori, ma ci guida con una Parola viva che chiede fiducia. Forse certi avvenimenti della vita dei nostri figli e dei nostri ragazzi ci destabilizzano, ma Dio volge sempre tutto al bene.
Intravedo il rischio che nelle diverse proposte della Parrocchia rivolte ai nostri ragazzi, ci sia un’adesione per tutto ciò che umanamente è piacevole e bello, ma in un certo senso superficiale, privato della collaborazione della famiglia per il necessario sostegno al senso profondo delle proposte, al senso profondo di ciò che non è immediatamente evidente e conveniente, ma presuppone un investimento a lungo termine e una fiducia nei ruoli educativi.
La collaborazione con i genitori così come qualsiasi servizio in parrocchia sono efficaci, generativi e fecondi soltanto se noi adulti sappiamo cogliere il senso profondo delle proposte e collaborare con gratuità e umiltà, senza tornaconto alcuno: questo vale per qualsiasi forma di collaborazione in Parrocchia.
Spesso, nella risposta delle famiglie alle diverse proposte o emerge evidente la componente troppo umana ed emozionale, rimanendo in superfice, oppure si aderisce senza nessun coinvolgimento e sostegno al senso profondo di qualsiasi proposta. Le attenzioni e gli sforzi sono catturati da elementi troppo marginali, esteriori: per esempio ai viaggi, alle ‘uscite’ e alle possibilità di incontri umanamente significativi (penso al grande evento della Giornata Mondiale dei Giovani a Lisbona, e a tutte le proposte fatte nel corso dell’anno trascorso).
Mi preme inoltre sottolineare che la ricchezza di tutte queste proposte, comporta sempre un forte investimento economico della Parrocchia a cui, molto spesso, non segue una collaborazione e un sostegno generoso da parte delle famiglie degli stessi ragazzi.
L’anno che volge al termine è stato un anno di grazia, di lavoro e di impegno, nonostante le nostre fragilità e inadempienze, in primo luogo le mie.
Il nuovo anno sarà caratterizzato dall’avvicendamento di alcuni servizi nei diversi Consigli e gruppi parrocchiali. Sento di rinnovare la mia gratitudine a chi ha dato disponibilità per un cambio nel servire la Comunità e l’incoraggiamento a diversi volti e nomi nuovi che inizieranno un servizio per la nostra Comunità.
A conclusione di questa mia riflessione di fine anno, sento di esprimere a tutti voi la mia gratitudine e il mio rinnovato desiderio di servirvi così come riesco e come lo Spirito mi suggerisce. Vi chiedo di perdonare le mie fragilità e povertà e oso chiedere per questo la carità della vostra comprensione e la preghiera al Signore per me!
Il Signore che, di noi tutti conosce in profondità il passato, il presente e futuro, accolga questa sera la nostra gratitudine e la nostra intercessione, rivolga su di noi il suo sguardo e ripeta per ciascuno parole di benedizione.
Marrubiu, 31 dicembre 2023
don Alessandro