Finora non ho mai trovato da nessuna parte un’intenzione di preghiera rivolta a Dio per le persone di mezza età,
o confesso candidamente, talvolta durante la liturgia mi indispettisco, anche se cerco di non darlo a vedere e di reprimere questo sentimento interiore perché non appaia all’ esterno. Mi succede quando leggo nei formulari di preghiera le intenzioni che riguardano i giovani e gli anziani, fin qui va bene, nulla da obiettare, soltanto che mi aspetterei un pensiero, un ricordo nella preghiera rivolto a Dio anche per le persone di mezza età, ma niente, rimango puntualmente delusa. Finora non ho mai trovato da nessuna parte un’intenzione di preghiera rivolta a Dio per le persone di mezza età, allora ho preso la risoluta decisione di pregare ogni giorno in modo particolare per esse. Forse sono di parte, perché un po’ mi ritrovo in questa fascia di età.
Già la definizione “mezza età” non è che mi faccia molta simpatia, è come se non si fosse né carne né pesce, né giovani, né anziani, ma in una via di mezzo poco decifrabile, poco definibile, poco classificabile. Ebbene io credo che la cosiddetta “mezza età”, con le crisi caratteristiche di questo periodo, possa essere o diventare uno dei periodi più belli della vita, anche se, per inciso, ogni periodo della vita è bello.
Nella “mezza età” ci sono, diciamo così, delle problematiche proprie: non ci si sente ancora anziani, eppure si percepisce che le forze vengono un po’ meno e non si riesce a fare agevolmente ciò che prima si faceva con estrema facilità, ma non ci si vuole arrendere e si cerca accuratamente e con fatica crescente di non farlo notare. La memoria comincia un poco ad impallidire, i ricordi sono un po’ confusi come un giorno di nebbia e di caligine, ma ci si giustifica dicendo che anche i giovani dimenticano le cose. Sul viso cominciano a fare capolino le prime rughe che, naturalmente, lungi dall’essere bene accolte, si cerca di eliminare o nascondere fin dal loro primo apparire.
Al di là di queste cose prettamente fisiche, in questo periodo, forse più che in ogni altro, si tirano le somme della vita che si è vissuta fino ad allora, perché si ha la percezione viva che il tempo che ci sta davanti si accorcia sempre di più. Ci si chiede allora: per chi e per che cosa ho vissuto? Cosa ne ho fatto della mia vita? Quali valori ho coltivato? Che ricordo avranno di me i posteri? Ho lasciato questo mondo un po’ migliore di come l’ho trovato?
Sono convinta che possiamo vivere questo tempo come una sfida positiva, come il tempo in cui, facendo tesoro delle esperienze passate, possiamo portare frutti saporosi, i frutti di un amore maturo. Questo è l’augurio che vi e mi porgo: “viviamo lattimo presente colmandolo d’amore”, perché chi non cessa di amare, di cantare e di sognare non invecchia mai!
Cristiana Scandura