Sì, la superstizione corre anche sui social. Recentemente, su Facebook, sono incappata in un post che riportava un’immagine della Madonna, stile anni cinquanta, con i vestiti rosa e azzurri, tante rose, gli occhi chiari. Il testo sfondato sull’immagine diceva: «Madonna delle Lacrime, in questo momento difficile per il mondo, asciuga le nostre lacrime. Amen». E fin qui niente da dire: un tradizionale esempio di pietà popolare. Il problema è che, in alto, si leggeva: «Non scorrere senza condividere la Madonna delle Lacrime. Porta solo bene». Ora, un conto è essere devoti a Maria, un altro conto è credere che condividere la sua immagine su un social network porti “solo bene”.
E d’altra parte c’è un altro post che riporta l’immagine in bianco e nero di un gruppo di pellegrini (si direbbe anni sessanta) davanti alla grotta di Lourdes, nella quale spicca la nota statua di Maria. E anche qui, in alto, c’è la scritta: Questa è la Madonnina di Lourdes… chi la vuole la condivida, porta solo bene». Insomma, la Madonna come le coccinelle o i quadrifogli.
A volte però la certezza del “porta bene” è talmente forte che diventa minacciosa, come in quel post dove campeggia un grande cuore rosso, su cui è sfondata una scritta a lato di un’immagine del Cristo della Misericordia. La scritta dice, imperiosa: «Tu, che adesso hai il telefono in mano, se passi senza ringraziare Gesù, domani potrebbe essere troppo tardi». A parte l’italiano quantomeno incerto, questo post aggiunge un elemento curioso: un disegno di una mano con in mano il cellulare e la frase: «tocca il pulsante di whatsapp e dichiara Amen». Il pulsante di WhatsApp è subito sotto e ovviamente serve a iscrivere il volenteroso utente ad una chat broadcast, in modo da farlo entrare nella community di “Dio è con Noi”, che poi sarebbe anche il nome della pagina che ha pubblicato il post (e tanti altri analoghi). L’invito a scrivere “Amen” serve anche a far aumentare il numero delle interazioni con il post e quindi a far sì che l’algoritmo di Facebook lo ritenga interessante e continui a farlo vedere nelle bacheche virtuali. Non a caso la stessa pagina ha pubblicato un’immagine della grotta di Lourdes con la scritta: «Fai una richiesta alla Madonna di Lourdes in silenzio, tocca l’immagine e poi scrivi “Amen”». O ancora un’immagine di Santa Rita in un letto di rose con scritto: «Santa Rita verrà a trovarti oggi. Porterà via tutto il tuo dolore, le preoccupazioni e le paure, e benedirà tutti coloro che toccano l’immagine e scrivono Amen».
Esiste anche un filone di reel (filmati brevissimi), in qui si vede qualcuno che apre una tenda o una porta e scopre una grande immagine di Maria o comunque di un soggetto sacro. A quel punto si compone la scritta: «La Madonna sta piangendo perché sa che rifiuterai il suo amore. Se accetti dì Amen». Verrebbe da dire che, se non funziona la minaccia, funziona il ricatto.
D’altra parte, se è vero che i social rispecchiano la realtà, non potevano restare fuori anche queste e altre forme di pensiero magico con cui la gente cerca consolazione, sicurezza, speranza. In fondo, esistevano già molto prima dei social le “Catene di Sant’Antonio”, così come gli oroscopi e l’astrologia. Per non parlare delle varie forme di numerologia, per cui si attribuiscono a numeri o date significati particolari e di conseguenza la capacità di portare fortuna o sfortuna: basta guardare la trasmissione “Affari tuoi” (quella dei “pacchi”), che è diventata un moltiplicatore esponenziale di questo tipo di superstizione. Per non parlare degli oggetti e animali considerati portafortuna, come le già citata coccinella, i quadrifogli o la fontana di Trevi, che porterebbe bene a chi ci butta una moneta.
Tutto questo ha trovato ampio spazio sui social network: i post di questo tipo ottengono migliaia di reazioni e di condivisioni. E stanno lì a ricordarci quanto – nella fede, ma anche nella vita sociale e politica – ci lasciamo troppo spesso guidare da istinti irrazionali e irragionevoli.
Nel 2021 il Censis ha dedicato il suo rapporto annuale alla “società irrazionale”, denunciando il diffondersi del “sonno fatuo della ragione”, e di «una fuga fatale nel pensiero magico, stregonesco, sciamanico, che pretende di decifrare il senso occulto della realtà». E ricordando, per esempio, che per il 5,9% degli italiani (3 milioni di persone circa) il Covid non è esistito. O che, anche lasciando da parte la questione vaccini, per il 12,7% della popolazione la scienza produce più danni che benefici. E segnalando poi la facilità con cui la gente crede alle teorie cospirazioniste: il 5,8% degli italiani è sicuro che la Terra sia piatta e il 10% che l’uomo non sia mai sbarcato sulla Luna, il 39,9% crede alla teoria della sostituzione etnica…
Meglio credere in Dio, decisamente. Ma nel Dio della Sacra Scrittura, non in quello delle superstizioni, tradizionali o tecnologiche che siano.
Paola Springhetti