“Chi ci rotolerà la pietra dall’ingresso del sepolcro?” (Mc 16,3).
Se lo domandavano le donne il mattino di Pasqua. Una domanda che traspira sconfitta. Delusione. Rimpianto. Le donne hanno visto da vicino il dramma, il dolore e l’ingiuria. Il sangue e la lancia. L’affetto che le ha portate sotto la croce adesso si trasforma in pianto. C’è il ricordo amorevole ma anche il fallimento. I discepoli sono fuggiti dal dramma che ha consumato il Maestro. Anche per loro c’è solo rimpianto e forse delusione. “Noi speravamo che fosse lui”.
Il vangelo ci aiuta a leggere il tempo presente. Questa lunga quaresima iniziata con il “solito” mercoledì delle Ceneri ma poi si trasforma davvero in penitenza, digiuno, purificazione, ripensamento dei cammini di vita, forse conversione del cuore. Ci ha colti di sorpresa questa quaresima. Mostrandoci, mai come prima d’ora, quanto siamo fragili, piccoli, appesi a un filo. Ma anche quanto siamo grandi. Capaci di generosità, di solidarietà, condivisione, attenzione. Direi che è stata ed è una scuola dura, quasi un corso intensivo di umanità e spiritualità, per aiutarci a riscoprire chi siamo per davvero e chi dovremmo essere.
È arrivata la Settimana Santa, il centro dei misteri della nostra fede cristiana:
passione, morte, resurrezione di Gesù il Cristo.
Ne abbiamo vissuto tante nella vita, con più o meno superficialità. Ma quest’anno sarà diverso. Ci mancherà la comunità, la festa insieme, i canti, il fuoco e le candele, gli auguri di buona pasqua ripetuti frettolosamente. Ci mancherà tutto questo, a noi preti e ai cristiani, e forse anche ai non credenti o poco credenti che comunque si ritrovavano dentro la percezione di festa insieme. Ci mancherà tutto questo.
Ma non ci mancherà il Signore. Lui c’è!
Abituato a passare attraverso le porte e i muri, a farsi presente nei cuori, a guardare all’essenziale, non farà fatica a farsi presente dove due o tre sono riuniti nel Suo Nome.
Avevamo tanto sentito parlare di Chiesa domestica, ma questa volta possiamo sperimentarla davvero nelle nostre case. Ritrovarci come famiglia per pregare insieme, per ascoltare di Gesù che lava i piedi ai discepoli, che viene crocifisso e perdona, che risorto spande la sua luce su tutti noi, donandoci nuova speranza.
Abbiamo davvero bisogno di speranza, in questo momento difficile. Il dolore di tanti ci ha insegnato ad avvicinarci con rispetto a ogni ferita:
A un cuore in pezzi, Nessuno s’avvicini, Senza l’alto privilegio, di aver sofferto altrettanto. (Emily Dickinson).
Possiamo avvicinarci gli uni agli altri perché abbiamo sperimentato angustia e preoccupazione, e sofferto per quelli che soffrono. Abbiamo bisogno di speranza. Sperare che la vita è più forte della morte. Sperare che quel patrimonio di solidarietà e attenzione che si è manifestato in questi tempi difficili sia il terreno per piantare di nuovo, per riprendere il lavoro, per attivare sogni e progetti.
Noi adesso sappiamo chi ci “rotolerà via la pietra”. È il Signore Gesù, il Risorto, che ci sorprende e ci anticipa. Alzando lo sguardo videro che la pietra era stata già rotolata via (Mc 16.4)
Carissimi, auguro a ciascuno di voi, alle famiglie, agli anziani, alle persone ammalate o sofferenti, a coloro che hanno perso il lavoro, di vivere il giorno della Pasqua del Signore come un’onda di speranza. Auguri di Santa Pasqua! Che questo giorno di festa segni in modo significativo per tutti la ripresa del cammino. Insieme.
+Roberto, arcivescovo.