XXX domenica del tempo ordinario; commento al Vangelo. Inaugurazione del nuovo Anno Pastorale 2024/2025

Letture:
Geremia 31,7-9; Salmo 125;
Ebrei 5,1-6; Marco 10,46-52

In questa XXX domenica del tempo ordinario, diamo avvio, nella nostra Comunità, all’anno pastorale 2024/2025. Iniziamo questo nuovo tratto di strada consapevoli dei nostri limiti ma con la fiducia che caratterizza ogni nuovo inizio.

L’icona biblica che ci introdurrà in questo nuovo anno è l’immagine di Gesù nel cenacolo che continua a ripeterci fate questo in memoria di me!

Oltre a questa immagine, il vangelo di questa XXX domenica, ci fa incontrare la figura di Bartimèo, un cieco che ‘sedeva lungo la strada a mendicare’. Bartimeo non domanda pietà per i suoi peccati, ma per i suoi occhi spenti e la sua ristretta visione di vita. Invoca una nuova possibilità di ri-vedere, ri-prendere il cammino, ri-cominciare, ri-avere luce! Si può essere ciechi in diversi modi senza accorgerci di esserlo.

Proviamo anche noi a immedesimarci in questo mendicante e gridare il nostro desiderio di ri-cominciare un nuovo anno in Parrocchia, senza grandi pretese ma col solo desiderio di camminare e, da fratelli, intercettare il grido soffocato di ogni povertà.
Facciamo questo non solo per noi ma anche per i bambini, i ragazzi e le famiglie che ancora una volta chiedono aiuto in parrocchia e sperano per i loro figli. Doniamo loro non tante la certezza di riti sacramentali, ma qualcosa di più grande che mette in movimento il grande potenziale della fede ricevuta come dono nel Battesimo.

Un modo sbagliato di intendere la fede, la catechesi, il Vangelo, continua ancora a fare muro a questo nostro grido di qualcosa di vero che vada oltre il senso di una religiosità troppo rituale. Il grido di Bartimeo è un fuori programma che contempla la scarsità numerica, la fragilità nelle proposte della parrocchia e l’apparente non senso di una perseveranza ecclesiale, ritrovandoci pochi e disorientati. Ma in questa verità, si leva un gemito, di cui abbiamo perso l’alfabeto; un grido, su cui non riusciamo a sintonizzarci.
Gesù passa accanto a noi, ci ascolta e risponde al nostro grido. E si libera tutta l’energia della vita. Lo notiamo dai gesti, quasi eccessivi: Bartimeo non parla, grida; non si toglie il mantello, lo getta; non si alza da terra, ma balza in piedi. La fede porta con sé un balzo in avanti, porte che si spalancano, sentieri nel sole, un di più illogico e bello. Credere è prendere atto di una bellezza che ci permette di credere e di ricominciare.

Bartimeo guarisce come uomo, prima che come cieco. Guarisce in quella voce che lo restituisce a se stesso: qualcuno si è accorto di lui, qualcuno lo tocca, anche solo con una voce amica, e lui esce dal fallimento della sua vita, comincia a riscoprirsi uno come gli altri. È chiamato con amore e allora la sua vita si riaccende, si rialza in piedi, si precipita, anche senza vedere, verso una voce, orientato da una parola buona che ancora vibra nell’aria. Sentire che qualcuno ci ama rende fortissimi! Sentire che qualcuno ci ascolta, rende salda la nostra fragile fede.

Anche noi in questo nuovo anno pastorale vogliamo orientarci nella direzione della vita concreta, senza rinchiuderci nelle nostre stanze in parrocchia ma ascoltando una voce (il vangelo) che, come il mendicante cieco di Gerico, ci indica la via, negli eventi della storia, nel gemito e nei nostri fallimenti pastorali.
Questa voce, se l’accogliamo con fiducia, continua a seminare occhi nuovi e luce nuova nella nostra Comunità.

don Alessandro

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Siamo tutti mendicanti di luce, come Bartimeo siamo tutti mancanti di qualcosa che illumini la vita, la storia, le persone, le cose. E la sentiamo questa necessità di chiarore, ogni volta che avvertiamo il gusto spento della vita, quando rassegnati ci accontentiamo di tacere, di non gridare, ascoltando quelle voci che ci fanno credere che non è possibile vedere di più, capire di più, guarire di più. Esagerato Bartimeo che urla, getta via il mantello, scatta in piedi e si precipita verso Gesù; esagerata la sua sofferenza, esagerato il suo cercare Gesù nonostante i rimproveri e i tentativi di zittirlo, come a dimostrare che non si può fermare il dolore che straripa da ogni poro della pelle, che fuoriesce attraverso tutti i tuoi sensi. Bello Bartimeo che non si stanca di chiamare e che, pur non vedendolo, lo riconosce dai passi quel Gesù che può guarirlo: sono passi leggeri, senza voce, ma carichi di speranza per chi non ne può più di essere emarginato, scartato, rifiutato. Disobbediente Bartimeo: a chi tentava di farlo tacere risponde con un grido ancora più forte, a chi indignato cercava di zittirlo lui risponde alzando il tono della voce, perché troppo grande è il suo dolore, troppo profonda la sua ferita e chiama una pietà anch’essa esagerata, una compassione smisurata, divina. A quel grido risponde una parola “Chiamatelo”. Immagino che l’aria si sarà fermata e tutto si sarà teso in quell’attimo e forse si sarà sentito solo il battito accelerato del cuore di Bartimeo: Lui c’è, non lo vede, ma c’è. E ora lo chiama vicino e gli chiede cosa desidera veramente, perché Lui, Gesù, è venuto solo per servire: “Che cosa vuoi che io faccia per te?” “Rabbunì”, Maestro mio, di cui sento solo il profumo, che i miei occhi afferrino la tua luce e la proiettino tutt’attorno a me, che la carezza della tua voce divenga carezza sui miei occhi spenti e le mie pupille brillino con le tue. «L’occhio con cui io vedo Dio è lo stesso occhio con cui Dio vede me», scrive Meister Eckhart: in quell’incrocio di sguardi, in quell’ombra che sfumava nella luce, Dio e Bartimeo si sono trovati e abbracciati. E di certo un sorriso avrà accolto il suo primo sguardo, come un bacio infinito.

Luigi Verdi

ore 17.00 ZURADILI Inaugurazione dell’anno pastorale 2024/2025 con la benedizione del nuovo campanile ristrutturato, dotato della nuova campana, grazie all’interessamento del Comitato Santa Maria di Zuradili – Leva del 1973. Eucarestia e benedizione di tutti gli operatori pastorali della Parrocchia.

ore 09.30 S. Messa in Parrocchia
ore 11.30 Battesimo di Alita Tinchi e Elia Porcu
ore 17.00 rosario e secondi vespri domenicali