Parrocchia oggi: due piccole proposte concrete

Per crescere nella fede e incontrare realmente Gesù e nella verità della propria umanità, la parrocchia è ancora valida?
Proviamo a fare due passi concreti: chiudere la parrocchia un giorno per incontrare le persone e celebrare una sola messa domenicale.

In questi giorni, in cui siamo entrati nel grande Giubileo della Speranza, mi sto interrogando su quali siano il significato e la grazia da chiedere per questo tempo… ho un sogno nel cassetto, cioè che l’anno di grazia giubilare ci faccia andare avanti con la riforma della Chiesa, in particolare con il cambiamento nelle e delle parrocchie. In tanti ambienti vediamo come il “vecchio” vada trasformato, ma si fa fatica a sognare e soprattutto a realizzare il nuovo. Ci fermiamo spesso solo a delle analisi. Mi aiutano a riflettere alcuni articoli pubblicati su “VinoNuovo”, in particolare “Parrocchia: la territorialità (forse) non è più una virtù”, “Se l’esaurimento delle parrocchie fosse provvidenziale?” scritti da Sergio Di Benedetto, e “Gesù ti guarda…Ma davvero dobbiamo andare d’accordo con tutti?” di Paola Springhetti.
Inoltre sono stato colpito in positivo da due passaggi dell’omelia del Vescovo Antonio Napolioni (Cremona) in occasione dell’apertura del Giubileo il 29 dicembre. Li riporto e poi offro alcune piste:

  1. dopo aver lodato la Chiesa cremonese per la sua operosità, il Vescovo ha posto l’attenzione sul «rischio di una Chiesa troppo preoccupata delle sue cose, delle sue attività e poco felice, [poco] attenta, [poco] custode gioiosa nella relazione con il Signore»;
  2. «c’ho una tentazione, questa volta cedo, magari un giorno alla settimana chiudessimo tutte le parrocchie e tutti gli oratori e andassimo tutti a bussare alle porte delle case, solo per chiedere “come stai?”, meno presi dal nostro attendere e più curiosi di tendere le nostre mani in ascolto».

Una premessa: il rischio di non prendere questi passaggi sul serio c’è, derubricando tutto a battuta, ritenendo che tutto vada bene così, volendo fermarsi al “si è sempre fatto così” e all’attivismo senza senso.
Ma prendiamoli sul serio:

  1. il Giubileo può darci un orizzonte: qual è l’essenziale, qual è la finalità del nostro essere Chiesa? Trovare e ritrovare Gesù, essere attenti e custodi gioiosi della relazione con Gesù e con gli altri uomini e donne che sono fratelli e sorelle;
  2. per questa finalità, la parrocchia così come è oggi, sostanzialmente tridentina, è ancora valida? Serve questo supermercato di servizi religiosi e non (=parrocchie e oratori)? La parrocchia non è troppo “pro loco”? Il Vescovo lancia una proposta: un giorno alla settimana chiudere le nostre parrocchie e gli oratori. Questa proposta è una tentazione o una semplice battuta o nasconde una verità, cioè che nel vortice attivista nella parrocchia, nelle varie richieste di servizi, un po’ stile ipermercato, si perde di vista l’orizzonte di incontrare gli altri per il gusto di stare insieme, per voler condividere la fede, per risvegliare in noi la sete di Gesù?

Arrivo a due proposte concrete:

  1. proviamo per davvero almeno per un anno, forse meglio due, a chiudere le nostre parrocchie e i nostri oratori e a sospendere ogni attività un giorno a settimana, togliendo anche le Messe feriali; non per prenderci un giorno libero, ma perché tutti i membri della comunità, volontari, frequentatori della Messa feriale e dell’oratorio, ministri, famiglie, … si adoperino a gustare il bello dell’incontrare gli altri, dell’andare a trovare un vicino che non si conosce bene, i nostri malati, del godere la compagnia delle proprie famiglie, del leggere o del pregare.
  2. vivere diversamente la domenica, celebrando un’unica Messa festiva parrocchiale e una al sabato sera e fermarsi in oratorio dopo queste celebrazioni e non appesantire questo giorno con altro (salvo magari qualche incontro diocesano); altrimenti la domenica perde il suo significato! Il giorno del Signore può così diventare giorno di grazia perché sia di incontro e di relazioni profonde per i Cristiani.

William Dalé