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Letture:
Geremia 17,5-8; Salmo 1; Prima Lettera ai Corinzi 15,12.16-20;
Luca 6,17.20-26
Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo».
Dicono che l’amore sia visionario, che faccia vedere agli occhi innamorati una versione dell’amato trasfigurata, tratteggiata solo sulla perfezione e sulla bellezza; come se l’amore forzasse la realtà e riuscisse a scovare cose che tutti gli altri non vedono. Dove lo sguardo distratto si ferma solo in superficie, lo sguardo innamorato penetra invece nei recessi nascosti, nelle profondità ancora ignote e da svelare, in quelle zone che non si sa di possedere, ma che stanno là, come promesse di pienezza, come un tesoro nascosto. Di fonte ad una massa di poveri scalcagnati, ad una ciurma di reietti maleodoranti e sbrindellati, gli occhi innamorati del Maestro, “alzàti su di loro”, vedono sorrisi e pance piene, piedi che danzano e aria pura che entra nei polmoni. Come gli saranno brillati gli occhi a quel Dio capace di vedere oltre le apparenze e come saranno brillati gli occhi a quei poveracci che si sono sentiti chiamare beati: ma parla di me? Proprio di me che sono distrutto dal dolore, che sono vittima di violenza, oppresso dall’ingiustizia, angosciato dalla solitudine, affamato di pane e dignità? Possibile che si stia rivolgendo proprio a me? Sono parole che danno i brividi, sono l’impensata trasfigurazione, l’andare oltre la realtà per raggiungere quella promessa di compiutezza nascosta. Sono l’amore che vede. Un amore che spinge e rilancia la vita, che infonde coraggio e grida da che parte sta la beatitudine e da che parte sta Dio: al fianco degli invisibili, degli scartati, degli oppressi, dei perdenti, di tutti quelli schiacciati dal potere e dalla violenza delle logiche disumane del denaro e della sopraffazione. Ha le sue preferenze questo Dio, se anche “fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt.5,45) non esita a schierarsi tra il forte e il debole, non ci pensa due volte a dichiarare che il suo regno è costituito da un popolo di affamati, di figli ribelli e ladroni pentiti, di pecore che non se ne stanno nel gregge e cagnolini che leccano briciole sotto la tavola. Questo il Suo progetto, il Suo sogno, che diventa vivo e reale ogni volta che il sangue e le lacrime dei nostri fratelli ci fanno tremare il cuore e muovono le nostre mani verso di loro. Che pazzo questo Dio che cambia l’acqua in vino e le lacrime in sorrisi, che va al passo della pecora malata e stanca e si innamora delle canne incrinate e dei mozziconi di candela. Sempre curvo su di noi, ad impastare il suo paradiso.
Luigi Verdi