Essendo il mese di ottobre tradizionalmente dedicato alla preghiera del santo Rosario, credo opportuno cogliere questa opportunità per recuperare alcune verità di questa preghiera così cara al popolo cristiano, soprattutto alle persone semplici e umili, quelle che del resto sono le più amate da Dio, come ci conferma la storia della beata Vergine Maria.
Anche il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) ai nn. 1674-1675 ci ricorda l’importanza della catechesi riguardo la religiosità popolare dei fedeli. Infatti, il senso religioso del popolo cristiano, in ogni tempo, ha trovato la sua espressione nelle varie forme di pietà che accompagnano la vita sacramentale della Chiesa, fra queste in modo particolare il santo Rosario. Questo è un prolungamento della vita liturgica della Chiesa, ma non la sostituisce, ma anzi deve contribuire a viverla sempre con più piena consapevolezza. “La pietà medievale dell’Occidente ha sviluppato la preghiera del Rosario, sostitutiva per il popolo della preghiera delle Ore” (CCC, 2678), ma sempre con la medesima finalità, l’unione con Dio, attraverso una preghiera fatta con e dal cuore di un credente. Questa preghiera è resa più potente perché è presentata per mezzo della Madre di Dio. Infatti: “Maria è l’orante perfetta, figura della Chiesa. Quando la preghiamo, con lei aderiamo al disegno del Padre, che manda il Figlio suo per salvare tutti gli uomini. Come il discepolo amato, prendiamo con noi la Madre di Gesù, diventata la Madre di tutti i viventi. Possiamo pregare con lei e pregarla. La preghiera della Chiesa è come sostenuta dalla preghiera di Maria, alla quale è unita nella speranza” (CCC, 2679).
È importante ricordarci queste verità sottolineate dal Catechismo, perché il rischio di non vivere pienamente quanto la fede cattolica ci offre è sempre grande. Noi ci accingiamo ora a pregare con il santo Rosario e non a pregare il santo Rosario: ci rivolgiamo a Dio Uno e Trino, a un Padre, a un Figlio e allo Spirito Santo, in una relazione io-tu-noi, sostenuti e confortati dall’esperienza della Madre di Dio che è anche nostra Madre. Una preghiera che non cerca di piegare Dio alla propria volontà, ma vuole essere sincera richiesta di vivere il quotidiano con un Dio che in Cristo si rivela sempre per noi (cf Rm 8). Questo significa che siamo chiamati a vivere questa relazione d’amore con fede e non come una vuota abitudine, un ‘riempitivo’ fra un impegno ed un altro per metterci a posto la coscienza, oppure mentre facciamo e soprattutto pensiamo ad altre cose non dando così di fatto il primo posto a Dio (cf Dt 5,6-8), o addirittura come un ‘cerimoniale nevrotico’, come lo classificherebbe Freud. Ci ricorda san Giovanni nella sua prima lettera da che cosa deve nascere la nostra preghiera: “In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi. Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito” (1 Gv 4,9-13).
Allora pregare con il santo Rosario non è altro che il colloquio tra innamorati che non si stancano mai di ripetere e dimostrare il loro reciproco amore. Questo dovrebbe essere il senso della ripetizione dell’Ave Maria nel meditare, nel contemplare i vari misteri che sono un vero e proprio memoriale per noi dell’amore di Dio in Cristo nel suo Santo Spirito. Al riguardo è forse importante ricordare il significato di ‘memoriale’ e di ‘contemplazione’ in relazione alla preghiera del santo Rosario.
Il memoriale implica tre aspetti:
1 – la memoria, il ricordo di un fatto storicamente avvenuto, quindi il mistero che meditiamo;
2 – la riattualizzazione o ri-presentazione di quell’evento attraverso la meditazione del mistero;
3 – la partecipazione alla grazia di quell’avvenimento, conformando ad esso la propria vita, in concreto, nel santo Rosario, attraverso la contemplazione di quel determinato mistero e nel confronto con la mia vita presente.
Contemplazione/contemplare (θεωρέω=theoreo), etimologicamente significa il guardare con stupore, il riflettere su ciò che tutti vedono ma con una tensione, un amore, una fede che vanno al di là di quanto è visibile.
Ogni giorno, possiamo fare della preghiera del rosario un importante momento di meditazione e di preghiera o in casa o in Parrocchia alle 18.00.
Un volta alla settimana il rosario sarà animato dalla Confraternita cantato nella nostra lingua tradizionale.