Lunedì 28 marzo 2022, alle ore 18.30, celebreremo in Parrocchia la liturgia penitenziale in preparazione alla Pasqua del Signore. Entriamo nel cuore di questo tempo Quaresimale, invocando il perdono di Dio per le nostre fragilità e miserie.
Considerata l’impossibilità di avere in Parrocchia un adeguato numero di presbiteri per le confessioni individuali, anche questa volta verrà riproposta la III forma per la celebrazione della Riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione generale.
Questa celebrazione, da farsi in casi straordinari, prevista dal Rito e autorizzata dal nostro Arcivescovo, non prevede le confessioni individuali ma l’assoluzione generale di peccati dopo l’ascolto della Parola di Dio e l’esame di coscienza.
L’attuale Rito della Penitenza, che vide la luce ben dieci anni dopo il Concilio Vaticano II (un lavoro che non fu facile) nel 1973, fu subito tradotto in italiano nell’anno seguente: segno dell’attesa e del desiderio di modalità nuove per celebrare e vivere il sacramento della “confessione”. Esso prevede le tre forme:
- il Rito per la riconciliazione dei singoli penitenti;
- il Rito per la riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione individuale;
- il Rito per la riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione generale; la terza modalità ora concessa.
Non dimentichiamo inoltre il valore della stessa eucarestia che ha il potere di rimettere i peccati veniali.
La possibilità di celebrare il sacramento della riconciliazione in questa forma, definita anche ‘straordinaria’, ci dice chiaramente la volontà della Chiesa di venire incontro a momenti problematici come quelli che stiamo vivendo. Non si tratta semplicemente di un’amnistia, un’assoluzione a buon mercato, ma di offrire la possibilità di riconoscersi insieme peccatori e invocare la misericordia e il perdono di Dio. All’inizio di un nuovo anno, questa opportunità si presenta come una grazia straordinaria.
Il Rito prevede che chi partecipa a questa forma comunitaria manifesti il suo pentimento, abbia la consapevolezza di quello che avviene, la volontà di non peccare più e vivere da cristiano, ma anche l’impegno ad accostarsi personalmente al sacramento della riconciliazione, quando questo sarà possibile, soprattutto per confessare gli eventuali peccati gravi.
I presbiteri, per quanto possibile e nell’attenzione alle cautele necessarie, sono invitati a offrire tempi e luoghi anche per la confessione individuale.
La “confessione” in qualsiasi forma, però, non si può mai celebrare nella messa (men che meno in occasione delle Prime Confessioni!) come avviene per gli altri sacramenti (battesimo, matrimonio, cresima, unzione degli infermi, ecc.) e neppure per via “telematica”. I sacramenti richiedono la presenza per essere validi.
Questa è una modalità straordinaria, che contiene però alcuni elementi importanti da non dimenticare mai anche nelle altre due forme di celebrazione individuale o comunitaria.
- anzitutto il ritrovarci insieme, il riconoscerci insieme peccatori; come dice il Rito: “Si aiutino a vicenda con la preghiera”.
- Un altro aspetto essenziale, spesso dimenticato nelle nostre confessioni private, è quello dell’ascolto della Parola di Dio. E’ La Parola di Dio che muove a conversione e ci rivela il nostro peccato non la nostra memoria e tanto meno la nostra buona volontà!
- C’è poi l’interessante prospettiva che ci unisce in questa modalità celebrativa: compiere insieme un gesto di penitenza (in ginocchio, a capo chino…) e avere un’unica penitenza o soddisfazione da compiere, ognuno personalmente, ma tutti allo stesso modo.
- C’è infine una presenza molto importante evidenziata in questa celebrazione ed è quello dell’invocazione e dell’azione dello Spirito Santo, vero protagonista della nostra conversione.
Certamente anche questa modalità, come ogni celebrazione della riconciliazione, ha come suo elemento fondamentale l’assoluzione, la formula dell’assoluzione dai peccati; ma non dimentichiamo mai che scopo di questo sacramento è la nostra conversione.
Il perdono da parte di Dio nell’assoluzione c’è sempre, ma non sempre c’è la nostra volontà di conversione. Forse proprio questa occasione del ritrovarci insieme a invocare la misericordia di Dio in questi mesi così faticosi, diventa espressione di volontà comunitaria, oltre che personale, di ottenere la conversione, cioè di cambiare qualcosa della nostra vita. La pandemia che ha sconvolto, ormai da due anni, la nostra esistenza, con i suo i morti e i suoi “feriti”, non può essere semplicemente una parentesi della nostra vita, della vita delle nostre comunità e della nostra società; è un tempo da non sprecare, un’occasione in cui ritrovare noi stessi, verificare il nostro rapporto con Dio e rinnovare la nostra realtà di vita comunitaria nella Chiesa, per continuare il cammino della vita in mezzo non solo alle tribolazioni di ogni genere ma anche alle preziose opportunità che ogni crisi ci presenta.
don Alessandro