Dei limiti della catechesi e dei cammini di Iniziazione cristiana si discute da anni, ma finora abbiamo risposto cercando di ‘aggiustare’ le cose, senza ottenere i risultati sperati. E se provassimo a fare una piccola rivoluzione? Fra non molto anche nella nostra Parrocchia daremo avvio alle iscrizioni alla catechesi parrocchiale che, in questo tempo di pandemia, dovrà continuare il suo processo di rinnovamento. almeno nella nella sua generale impostazione. Anche l’esiguo numero dei catechisti in parrocchia, se da una parte si presenta come un limite per la pastorale tradizionale, d’altra parte può stimolarci a rivedere la stessa identità del catechista in rapporto alle famiglie e alle diverse ministerialità della Parrocchia. Si sta concludendo, drammaticamente, (finalmente?) il tempo dei grandi raduni e delle mega celebrazioni tristemente ridotte a “cerimonie”, dove l’annuncio el Vangelo era di fatto periferico o del tutto assente rispetto alla centralità del rito e del sacramento. Non possiamo nasconderci che, probabilmente, il futuro ci riserverà una drastica riduzione numerica alle diverse proposte della pastorale parrocchiale in genere e della catechesi in specie, ma questo nuovo mondo non è nemico del Vangelo. Lo Spirito Santo, che tutto rinnova, sarà l’artefice dei cambiamenti auspicati che riportino al centro il coraggioso annuncio del Vangelo come il fondamento di un autentico itinerario di fede con una Comunità con la quale si condivide, insieme, il cammino della fede e quello della vita. L’articolo che segue, provocatorio per certi versi, contiene proposte da più parti condivise anche in seno alla Chiesa. Parte di queste proposte possono, da subito, essere tradotte concretamente, con scelte e decisioni coraggiose.
don Alessandro
Tutto sta ricominciando, nonostante tutto. Anche in parrocchia. La messa ormai ha una prassi rodata ma anche le varie attività ripartono, compreso il catechismo; in molte comunità poi si fanno le corse per conferire i sacramenti ‘saltati’ la scorsa primavera. In generale, comunque, in questo settore si naviga a vista, con scelte legittimamente diverse, nel tentativo di rispondere ai bisogni emergenti e alle domande delle famiglie e nello stesso tempo di fare i conti con le risorse a disposizione.
In questo quadro generale, trovo assolutamente pertinenti le osservazioni già presenti nella Nota pubblicata durante l’estate a cura della Commissione Triveneta per l’annuncio e la catechesi, che rilevava il rischio della frammentazione, l’eccessiva preoccupazione per la data dei sacramenti, la tentazione della delega …
È da quando l’ho letta che mi chiedo: e se invece provassimo a … fare la rivoluzione?
Dei limiti di catechesi e cammini di Iniziazione cristiana parliamo ormai da tempo; finora abbiamo risposto cercando di lavorare sull’esistente, con piccoli o grandi ‘aggiustamenti’ che però non hanno sortito i risultati sperati. Forse è tempo di un radicale cambio di marcia.
Provo qui a condividere alcuni pensieri, sperando che si generi intorno a essi un dialogo con voi lettori: una sorta di scommessa sinodale, dalle pagine di Vinonuovo.
Le coordinate fondamentali entro cui mi muovo sono quelle che strutturano la catechesi nei documenti della Chiesa:
- L’assoluta precedenza della catechesi e della formazione cristiana degli adulti e, all’interno di essa, del coinvolgimento delle famiglie nella catechesi dei piccoli.
- L’ispirazione catecumenale.
- La formazione di catechisti e ministri ordinati.
- La proposta mistagogica.
Quello a cui sto pensando è un cammino del tutto rinnovato, a impronta decisamente catecumenale:
- niente catechismo di default, iscrizione ai percorsi di iniziazione cristiana solo per chi lo desidera;
- niente legame con le classi di scuola, solo quattro/cinque fasce di età: 8-11; 12-15; 16-19; giovani; adulti;
- durata: 2 anni, con percorsi non da iniziare ogni anno ma ad anni alterni (in modo da concludere e poi ripartire) per creare meno sovrapposizioni e favorire una concentrazione maggiore e più armonica sul cammino di tutti;
- riti dell’iscrizione del nome, percorso scandito dalle consegne;
- incontri frequenti in parrocchia solo nella prima e seconda quaresima, prolungati (non un’ora e via …) e intensi;
- nel tempo intermedio, forte valorizzazione del ruolo dei padrini (che finalmente tornerebbero a essere dei testimoni di fede) per accompagnare catechizzandi e famiglie;
- invito inderogabile, per chi sta camminando, alla messa domenicale e la proposta di poche altre tappe (approfondimento della Parola di Dio, coinvolgimento in esperienze di carità, ma anche qualche momento conviviale) da vivere con la comunità;
- tutto questo con una focalizzazione su chi si prepara ai sacramenti, fidandosi di loro e della loro fede (sì, anche di quella dei bambini); l’investimento di energie sulle famiglie è necessario, ma va fatto in altri modi e per altri canali (per esempio favorendo e accompagnando la preghiera in famiglia), finendola di considerare il catechismo come la ‘trappola’ per coinvolgere finalmente i genitori … una pastorale familiare seria sarebbe parallela, indispensabile ma separata dalla catechesi;
- i sacramenti (Cresima e Comunione) verrebbero conferiti insieme, dal proprio parroco e nel tempo pasquale, non a tutti ma a piccoli gruppi non omogenei per età, composti da chi ne ha scoperto il valore esistenziale (senza mega feste e senza vesti bianche e senza apparato retorico, ‘solo’ nella Pasqua domenicale);
- la Riconciliazione dovrebbe essere celebrata rigorosamente dopo Cresima e Comunione, recuperata nella sua dimensione battesimale e vissuta nel quadro di una seria mistagogia.
Una rivoluzione, lo so. Ma pensarci? Se non ora, quando?
Questa modalità porta con sé anche alcuni ‘effetti collaterali’ interessanti: improvvisamente, nella frenetica vita ordinaria delle comunità parrocchiali, si libererebbero tempo ed energie per individuare e formare catechisti per le diverse fasce di età, con i quali preparare, fin nei minimi dettagli, percorsi specifici da offrire ai catechizzandi nei due tempi quaresimali.
Inoltre strutturare una catechesi per giovani e adulti (seria e stabile), anche se in un primo momento potrebbe coinvolgere pochi, consentirebbe di aprire la strada a domande future, perché le cose stanno cambiando, con velocità impressionante. Che lo vogliamo o no.
Che poi, a spingermi oltre, direi che la catechesi biennale degli adulti sarebbe una buona proposta anche per chi voglia battezzare il proprio bambino. In tante realtà la preparazione al Battesimo dei figli si risolve in tre incontri se va bene: così si configurerebbe come un impegno serio, da assolvere con calma ma necessariamente, insieme ai padrini se occorre, magari quando il piccolo sarà … meno piccolo.
Sono solo idee, ma davvero, spero inneschino un processo di pensiero.
Assunta Stecanella