Catechesi. L’accompagnamento dei bambini, dei ragazzi e delle famiglie in tempo di pandemia.

Nelle Comunità parrocchiali sono state sospese le attività di catechesi a causa della pandemia  da coronavirus.

La catechesi, finalizzata purtroppo alla preparazione ai sacramenti, soprattutto  dei bambini e dei ragazzi, cerca, in questo frangente, forme alternative  per offrire un servizio, grazie alla generosità e creatività dei catechisti.

Dobbiamo riconoscere che anche in questa situazione di emergenza sanitaria, appaiono in modo più chiari i limiti di modalità di annuncio del Vangelo che perseguono  modelli e linguaggi che certamente andrebbero rivisti. Non voglio entrare nel merito di questo discorso che chiama la Chiesa a gesti coraggiosi di rinnovamento ulteriore nella stessa presentazione, celebrazione e ordine teologico dei sacramenti, specialmente nel processo di iniziazione cristiana.

E’ vero che qualcosa si muove, ma prevale ancora un ‘regime di cristianità’ che alle sfide della nuova evangelizzazione  preferisce una pastorale di conservazione.

L’interessante articolo del compianto Card. Martini,  con il suo fondamento biblico nella news che segue, ci stimola ad una riflessione in un tempo in cui i nostri ragazzi e bambini, relegati all’interno delle mura domestiche, sono assorbiti  dalla cosiddetta “didattica a distanza”.

Certo, è bene riconoscerlo, la stessa presenza fisica dei genitori  costituisce una preziosa occasione per un itinerario di apprendimento anche scolastico che non ha come obiettivo il “sapere” fine a stesso ma il “sapore” stesso del processo di crescita dei bambini e dei ragazzi.

Qualche catechista, giorni fa, ha condiviso con preoccupazione che tutta questa situazione, potrebbe precludere un lavoro iniziato che non avrà possibilità di sviluppo a motivo dell’improvvisa epidemia ancora in atto.

Ho riflettuto su due fronti.

Il primo: da una parte l’esigenza di accompagnare i ragazzi per una graduale ricerca e scoperta di senso di ciò che nella catechesi viene presentato non attraverso verità statiche di fede (dottrina!) ma attraverso una correlazione di esperienze ancorate per la riscoperta del Vangelo nella Comunità,quale fondamento di una reale e concreta esperienza di fede. La comunità, nelle sue differenti sfumature è sempre il punto di partenza nella catechesi.

A questo riguardo però non possiamo non prendere atto di una presenza molto marginale della famiglia nella catechesi che ancora delega alla Parrocchia ciò che dovrebbe avvenire precedentemente al suo interno come passaggio preliminare ed essenziale nella trasmissione della fede.

Certo, le nuove sperimentazioni in atto nella catechesi stanno lavorando in questa direzione, ma dobbiamo riconoscere che la famiglia è ancora la grande assente in questo processo di trasmissione e sostegno della fede dei piccoli in particolare e nel coinvolgimento degli adulti.

Il secondo: e se questa situazione di pandemia, oltre alle tante e significative riflessioni che possiamo fare e condividere fosse anche una preziosa opportunità per condividere, quei piccoli e spesso sottovaluti aspetti della fede come: lo stare insieme, il pregare insieme come famiglia non con ripetizioni verbose di formule ma con parole e gesti capaci di trasformare il vissuto di una giornata in una esplicita invocazione a Dio, della sua presenza, in questo drammatico contesto che ci troviamo a vivere?

Papa Francesco, nei giorni scorsi, in una piazza deserta ci ha educato proprio a questo. Attraverso le sue parole, illuminate dalla pagina del Vangelo  della tempesta sedata, ci ha invitato a cogliere il senso di questo tempo, a saper intravedere l’insegnamento che esso contiene e, con coraggio richiamare l’uomo non tanto a chiedere interventi miracolosi a Dio, ma a essere capaci di giudizio  e allontanare la tentazione di chiamare in causa  Dio con i suoi interventi punitivi per l’umanità.

Credo che questo sia un tempo prezioso per una catechesi che ha più a cuore la vita degli stessi ragazzi e bambini che le celebrazioni dei sacramenti già programmate per i prossimi mesi. Un tempo prezioso che aiuta i bambini e i ragazzi alla scoperta della stessa precarietà della vita e del suo senso di incompiutezza.

Un dialogo, l’analisi degli avvenimenti di questi giorni, una preghiera di poche parole ogni sera con i genitori  e con la  famiglia riunita, attraverso una ricerca di senso adeguata, capace di iniziare a condividere l’intimità della fede, credo possa esser più efficace di proposte di catechesi super preparate con tecniche e materiale didattico all’avanguardia.

Un  ultimo aspetto: sappiamo quanto sia importante accompagnare nei processi di crescita, spesso però dimentichiamo   che nel cammino di fede il vero accompagnatore non sono né il parroco e neppure i catechisti, ma la misteriosa presenza dello Spirito Santo, così poco invocato e così poco riconosciuto negli eventi scompaginati dagli imprevisti che la vita ci riserva.

Lo Spirto è sempre all’opera e volge tutto secondo un piano e un fine non sempre facile da  decifrare.

Viviamo allora questo tempo d’inquietudine ma con serenità e fiducia. Riconosciamo vana la preoccupazione di portare a termine gli itinerari di catechesi e non preoccupiamoci se dovranno essere rinviate le tappe celebrative dei sacramenti fissate nei nostri calendari già da diversi mesi.

Certamente i catechisti, i parroci e gl animaori offriamo segni di  vicinanza ai bambini e ai ragazzi affidati alle nostre cure ma desistiamo dalla tentazione di riempire il loro tempo con proposte a distanza. Forse, mai come in questo caso l’apporto dei genitori per quel poco che potranno, sarà sempre un seme prezioso che porterà frutto perché mediato dalla concretezza della loro presenza.

I ragazzi e i bambini, mossi dalle circostanze che stiamo vivendo e da questa presenza significativa dei genitori, faranno esperienza di un Dio che non coincide con concetti e idee ma è riconoscibile negli eventi, talvolta misteriosi, e nelle fondamentali relazioni della vita.

don Alessandro