Domande per “ristrutturare” una parrocchia; una proposta

restauro

Gli Atti degli Apostoli possono essere ancora oggi una guida per l’ineludibile rinnovamento della vita parrocchiale?

Vedo che dentro molti cristiani c’è un desiderio sano di rinnovamento della Chiesa, a partire dalle proprie comunità; c’è la voglia di riflettere su delle proposte da fare. Una domanda: quali proposte/attività/iniziative servono l’annuncio del Vangelo? Rigiro la domanda, usando le espressioni del mio Vescovo Antonio (Cremona): che cosa delle nostre comunità cristiane accende la vita – le nostre vite e quelle delle persone che incontriamo – e che cosa invece spegne la vita? C’è sicuramente una tradizione da tenere, c’è qualcosa (e molto!) da rinnovare.

Per non proporre soluzioni “casuali” e per non fermarci al “si è sempre fatto così” diventa indispensabile confrontarci con la Parola di Dio; in particolare, è fondamentale il confronto con la prima comunità cristiana (quella degli Atti degli Apostoli). Una comunità diversa dalla nostra, per organizzazione, per strutture e per tempi, ma i cui criteri possono guidarci ancora oggi.

La vicenda raccontata in Atti 6,1-7 è la seguente: aumenta il numero dei discepoli; sorge il malcontento degli Ellenisti contro gli Ebrei, perché sembrano essere trascurate le vedove elleniste nella distribuzione dei pasti; i Dodici convocano il gruppo dei Discepoli e, dal momento che non vogliono trascurare la Parola di Dio, chiedono di trovare sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza; la proposta piace e vengono scelti sette uomini, ai quali vengono imposte le mani da parte degli Apostoli.

Alcune considerazioni:

a) non esistono periodi d’oro della Chiesa, non esiste la Chiesa perfetta, nemmeno nella Chiesa delle origini. Anzi, abbiamo visto come ci sia stato un malcontento causato (seppure in maniera indiretta) dall’alto numero dei discepoli . Il malcontento però è occasione per una svolta, per un nuovo modo di vivere nella Chiesa;

b) la Chiesa è convocata da Cristo e abbiamo bisogno di ritrovarci, come stiamo facendo in questo tempo, per distaccarci e confrontarci con calma;

c) nasce un ministero nuovo: i ministeri sono servizi, fioritura dell’unica Carità, che ha come origine Cristo. Li consideriamo tali? Non è possibile che uno o qualcuno assorbano tutti i ministeri. Gli apostoli accettano il loro limite e diventa occasione di ricerca: “Non è giusto che trascuriamo la Parola di Dio per il servizio delle mense. Cercate dunque…”. Trasliamo nell’oggi: non è possibile e nemmeno giusto che una sola persona faccia tutto o tutti facciamo tutto: se è vero che siamo tutti battezzati, cristiani, educatori, uno (o un piccolo gruppetto) non può essere lettore, accolito, catechista, barista, cantore, prete, uomo/donna tuttofare nell’oratorio o in chiesa, uomo/donna delle pulizie, animatore, organizzatore, segretario/a, allenatore, cuoco, capo chierichetti. Non dobbiamo essere rigidi, uno può essere e fare più cose, ma con criterio e lavorando insieme, perché il lavoro d’equipe offre molte prospettive;

d) corresponsabilità: mi rendo conto quanto sia ormai una parola super usata e quindi abusata. Però gli Apostoli non dicono: “ce ne ‘freghiamo’ delle vedove degli Ellenisti”, oppure “arrangiatevi e basta”, e i Discepoli non dicono “Fate voi Apostoli”, ma gli Apostoli convocano i Discepoli, pongono la questione in maniera onesta e i Discepoli sono responsabili (“cercate”), non hanno bisogno della balia. Vivono insomma la corresponsabilità dentro la comunità.

Una possibile pista per individuare la soluzione potrebbe essere la seguente: un’unica persona non può fare tutto, nemmeno uno sparuto gruppo attorno ad un leader: questo è clericalismo! Bisognerebbe riunire la comunità e cercare di capire quali sono le esigenze più “importanti”, per poi agire di conseguenza. Ovviamente sono consapevole del fatto che una simile convocazione può interessare od intercettare solo una parte dell’intera comunità, però essa può diventare utile qualora ci sia un dialogo franco e schietto su questi temi: cose serve alla nostra comunità per evangelizzare? Quali sono le priorità? Che cosa di quello che attualmente “facciamo” serve alla causa del Vangelo? Che cosa invece ci appesantisce e sa di stantìo o non profuma di Spirito Santo e di vita che accende?

di William Dalé