Christòs anest
Alithòs anésti
Cristo è risorto,
è veramente risorto!
La Pasqua di Cristo quest’anno si mescola con le forti immagini di violenza, morte, torture, abbandono, lacrime e sangue che ormai ci inseguono da settimane sui mezzi di comunicazione. Siamo intrappolati in un lungo Venerdì Santo che sembra non aver fine, dove l’innocente viene perseguitato, schernito, flagellato, inchiodato, trafitto. Il volto sfigurato di Cristo in croce assume i tratti dolenti di tanti uomini, donne, bambini che sono vittime della violenza che non ha ragioni. Il silenzio sgomento di fronte alle macerie delle loro case, il lavoro di una vita in frantumi, i sogni svaniti per il futuro, richiama il silenzio di quel Giusto che non rispondeva ai suoi accusatori. Egli, tacendo, abbracciava i silenzi di questi molti che ora hanno solo lacrime ma non risposte ai perché.
Come i discepoli di Emmaus, anche noi ci mettiamo in cammino sconsolati, sconcertati e feriti da tanto dolore, ma a volte troppo abituati alla sofferenza di altri, da divenire quasi indifferenti. Abbiamo bisogno di Quel compagno di viaggio che si affianchi a noi e ci aiuti a leggere la storia, a vedere il male profondo che ci afferra il cuore e annebbia la vista. Scaldati dalla parola di Quel pellegrino che fa con noi la strada, scorgiamo la fessura per trovare la luce. Come quei viandanti anche noi sentiamo ardere il cuore sapendo che il Maestro non ci abbandonerà alla nostra tristezza e delusione, ai semi della violenza, e troverà il modo di cambiare il nostro cuore e farlo ardere. La nostra preghiera, la preghiera che facciamo anche per tutti quelli che non possono farla perché schiacciati da un dolore troppo grande da portare, è la stessa dei due discepoli di Emmaus: resta con noi Signore, perché ormai si fa sera. I cristiani ortodossi hanno come tradizione, il giorno di Pasqua, di salutarsi così quando si incontrano: Christòs anesti. Alithòs anésti (Cristo è risorto, è veramente risorto). Nei tempi duri della persecuzione come in tempo di pace questa è la certezza che riaccende in noi e in tutti la speranza che il male e la morte non hanno l’ultima parola.
Santa Pasqua del Signore!
+ Roberto, vescovo