Gmg 2023. Gli occhi dei giovani di Lisbona, luci per il mondo

I giovani di Lisbona sono i giovani del mondo. I giovani di Lisbona sono una voce che sale dalla profondità della terra e scoppia in cielo come canto, come ballo atavico di vita. I giovani di Lisbona sono il nostro futuro. I giovani di Lisbona sono la nostra parte migliore. I giovani di Lisbona sono una nostra lacrima che bagna la polvere e la trasforma in fertile terreno. I giovani di Lisbona chiedono con forza di lasciarli andare verso il loro futuro. I giovani di Lisbona sono così belli che guardarli lì, fermi, in piedi in mezzo a centinaia di migliaia di loro coetanei mentre seguono la Messa (una Messa!), bagna gli occhi di commozione e fa scoppiare in petto un infinito grazie. Grazie a Dio perché ci ha permesso ancora di assistere allo spettacolo della bellezza del Vangelo.

Ballano, cantano, attraversano con il rosso, si divertono, si amano, camminano, si adattano a dormire sul pavimento e a fare le docce a turno, fanno migliaia di chilometri in pullman, pagaiano, pedalano, salutano la gente per strada e scombussolano la vita della città. Ma davanti a quel gesto antico e sacro, davanti a quanto di più lontano si possa pensare dalle “mode” del 2023, davanti a quel pezzo di pane consacrato, si fermano. In silenzio. Un silenzio oceanico che sale dal vicino Atlantico e invade le strade della metropoli. E davanti a questa immagine commovente si cerca di ricacciare giù il nodo alla gola, che viene da quella tensione che abbiamo portato dentro troppo, davvero troppo a lungo nei difficili anni della pandemia e che ancora oggi proviamo davanti alle sofferenze provocate dalle guerre.

E si prega. Si prega che quei giovani, così belli, così vari, così diversi, così normali, ognuno con un proprio vissuto, tante volte già segnato da ferite e storie difficili, non debbano mai soffrire. Si prega perché i loro sogni abbiano la strada spianata. E davanti alla loro bellezza, bellezza di gote sorridenti e di occhi vivaci, viene alla mente il cantico di Simeone: Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le gentiLuci da Lisbona, luci in decine di migliaia di occhi di questi giovani che parlano lingue diverse, ognuno la propria, ognuno il proprio linguaggio, ognuno pronto a raccontarsi se solo ti fermi un attimo con loro. Ognuno con un proprio mondo, ma tutti intimamente uniti nella preghiera.

Si sono alzati e sono partiti verso Lisbona, ma se avessimo chiesto loro di raggiungere le colonne d’Ercole e poi superarle non avrebbero battuto ciglio: zaino in spalla, bandiere al vento, inni di festa e in marcia. Si va oltre i limiti, si va in fretta verso ciò a cui si è chiamati, proprio come fece Maria, che si alzò e andò in fretta, come recita il tema della Gmg. Pensavamo che a Lisbona si stesse celebrando “solo” la Giornata mondiale della gioventù. Abbiamo scoperto, invece, che nella capitale lusitana abbiamo celebrato la nostra rinascita. La vita di prima non c’è più, c’è un mondo che è diverso, ma continua ad avere bisogno solo di una cosa: amore.

E come si fa a non amare questi ragazzi di Lisbona? Di cosa ha bisogno ancora la Chiesa per capire che i giovani ci sono, sono lì, pronti per alzarsi e andare, zaino in spalla e bandiere al vento? Ma hanno bisogno anche del silenzio, hanno bisogno come dell’aria di quell’Infinito che ha incontrato la storia in un sepolcro vuoto e nell’annuncio della risurrezione di Gesù. Troveranno ancora qualcuno capace di accompagnarli dentro a quel sepolcro e poi fuori verso la luce infinita, sui percorsi della vita? Troveranno ancora qualcuno che ha il coraggio di dire loro: “Cristo è risorto”? Ne hanno bisogno come l’aria. Hanno bisogno di attraversare col rosso, di ballare e scherzare, di urlare e fare casino. Ma hanno bisogno anche del silenzio oceanico della Collina dell’incontro. I giovani di Lisbona sono la nuvola che sale verso il Carmelo: il segno di una pioggia che arriva dopo l’arsura. I giovani di Lisbona sono il mondo, sono il nostro mondo.

Matteo Liut

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