Nelle immagini che seguono, si vorrebbe raccontare una storia.
Una storia scritta a due mani: quelle dell’uomo e quelle di Dio…Dio prende le nostre mani e ci insegna a scrivere bene, perché la nostra vita sia compresa, da noi stessi innanzitutto nella verità più profonda.
Le mani dell’uomo, in questa storia sono quelle dei ragazzi, delle loro famiglie, del gruppo catechistico, dei collaboratori della Parrocchia, del nostro Vescovo padre Roberto e anche le mie mani…
Un bel momento di vita parrocchiale quello vissuto sabato 23 e domenica 24 aprile che, credo, abbia segnato un po’ tutti i presenti alla celebrazione dei tre sacramenti dell’iniziazione cristiana di Arianna Elena e della Cresima ed Eucarestia per il gruppo “Samuele”.
Tuttavia, il momento di grazia vissuto come dono, stimola una riflessione approfondita per domandarci il senso profondo delle nostre sperimentazioni e del nostro orientamento pastorale in Parrocchia, fra tante difficoltà.
Possiamo dire, senza dubbio, che il linguaggio celebrativo/simbolico, se proposto correttamente, trasmette più di mille ragionamenti e spiegazioni razionali di teorie dimostrative, che molto spesso non arrivano al cuore. Siamo tutti convinti che, nell’educazione alla fede, perpetuare modelli del passato, non risponde alle reali esigenze dei ragazzi e delle ragazze di oggi.
In ogni parrocchia, nella celebrazione dei sacramenti, noi parroci siamo lasciati un po’ a noi stessi, e il “fai da te” è il criterio a cui si fa maggior affidamento, Questa modalità, tuttavia, rischia di alimentare una maggiore confusione tra Comunità vicine, dove si assiste a proposte fortemente diversificate e senza una logica interna. Siamo consapevoli che tutto è da inventare, con creatività e coraggio. Non si è ancora trovato un modello convincente, e forse mai si troverà, in quanto la fede si incarna nelle diversità delle persone, dei territori e delle culture.
Siamo però consapevoli che la consistente richiesta dei sacramenti da parte delle famiglie della nostra Parrocchia, anche se non tutte, costituisce un punto di forza e una grande opportunità di entrare in dialogo con l’attuale realtà. Non possiamo trascurare o sottovalutare la domanda di chi si presenta in Parrocchia per la richiesta dei sacramenti. Certo, occorre pensare forme di intervento educativo per chi transita negli ambienti parrocchiali, chiedendo per i figli i sacramenti del battesimo, della cresima e dell’eucaristia, e che, tutto sommato, accetta di buon grado un itinerario catechistico per i figli e non rifiuta di farsi coinvolgere in alcuni momenti, che restano occasioni preziose, alle volte uniche per famiglie, che diversamente non sarebbero mai entrate in contatto con la Parrocchia.
Anche la dislocazione dei sacramenti in un periodo disteso, che corrisponde all’età della scolarizzazione, presenta – fa notare qualcuno – una serie di vantaggi pedagogico-pastorali: attorno alla prima comunione si può costruire un itinerario catechistico spirituale che accompagni la fanciullezza e, attorno alla cresima, è possibile offrire un itinerario che intercetti le esigenze dell’adolescente. Questo, già lo sperimentiamo con una catechesi a forte taglio ‘esperienziale’.
Uno studioso di dinamiche ecclesiali (Severino Dianich) fa notare: «Nella normale attività di una parrocchia, la pur ambigua situazione di quanti domandano i sacramenti per sé o per i propri figli, per motivi impropri e non per fede, non è solo un fenomeno da deplorare. È anche una felice occasione, infatti, per portarli a riflettere sulla fede e aiutarli a farla rivivere, accogliendo tutti con paziente amore. Anche nella liturgia, che di per sé presuppone la fede dei partecipanti, celebrata con la serena consapevolezza che, soprattutto in occasione dei matrimoni, dei funerali, delle prime comunioni e cresime, molti sono presenti solo per il loro legame di affetto con i “protagonisti”, sarà occasione di gratitudine a Dio per aver offerto alla comunità una felice occasione di evangelizzazione».
Credo sia questo che io personalmente, insieme al gruppo catechistico, abbiamo vissuto a conclusione del percorso sperimentale di catechesi del gruppo “Samuele”. Mi viene in mente la frase del vangelo dove Gesù ci esorta a questo punto ad essere i saggi che sanno estrarre dal tesoro cose nuove e cose antiche (Mt 13,44-52) con discernimento.
Fra i tanti limiti con i quali dobbiamo convivere, ritengo, lo dico a me stesso molto spesso, con una sorta di pessimismo che manifesta la fragilità della nostra fede e che ci porta ad agire come se tutto dipendesse dall’efficienza delle nostre proposte pastorali. Spesso sottovalutiamo che, un sincero atteggiamento di accoglienza, di compassione e di ospitalità concreta, ci aiuta non poco a riconoscere la verità delle forme anche in quelle “poco ecclesiali”. Una fede che ci porta ad accettare umilmente il nostro limite e a riconoscere con fiducia che la grazia opera nel segreto dei cuori secondo tempi e modalità che solo Dio conosce.
Dobbiamo fuggire dalla tentazione tipicamente ecclesiale, sempre presente, dell’accrescimento del numero e della massa, e neppure di fare credenti a loro insaputa o contro il loro desiderio coloro che occasionalmente varcano la soglia della Parrocchia.
“Si tratta più profondamente di assumere una prospettiva più rispettosa dello statuto della vita credente. La fede è sempre accoglienza del dono di Dio, la cui grazia è misteriosamente all’opera nel mondo intero anche fuori dei confini visibili della Chiesa” (M. Roselli in RPL 4/2021).
Questa prospettiva ci rasserena e ci porta credere che la storia che Dio ha iniziato a scrivere con il Battesimo la cresima e l’eucarestia di Arianna Elena e la confermazione nella fede di tutto il gruppo, sarà scritta con la penna di Dio.
Sono convinto della necessità di un radicale cambiamento, specialmente nella catechesi, Ma cosa dobbiamo intendere per cambiamento? In che cosa consiste? In realtà, non sarà mai il cambiamento delle strutture, dei progetti che producono una vera e stabile trasformazione nella coscienza di una comunità. Anzi, le trasformazioni esteriori potrebbero addirittura indurre all’illusione di aver fatto un passo verso il cosiddetto “nuovo”, di fatto però allontanando sempre più la novità che è sempre il frutto dello Spirito.
Auguri cari ragazzi…lo Spirito Santo, col quale siete stati segnati per sempre, non mancherà di indicarvi la strada, sarete felici di aver cercato l’acqua, la luce e la vita e far riferimento continuo a queste sorgenti.
Don Alessandro