Domenica 24 ottobre il gruppo Samuele, accompagnato da noi catechisti, ha vissuto un’esperienza di catechesi itinerante nei luoghi devastati dall’incendio la scorsa estate. Accogliendo il suggerimento del nostro Vescovo Padre Roberto, ci siamo recati a Cuglieri, a San Leonardo e a Bonarcado, dove ci attendevano volontari e persone del luogo che con amore e passione dedicano il loro tempo, le loro energie e le loro competenze non solo alla bonifica e cura di ciò che è rimasto nel post incendio, ma anche e soprattutto a far conoscere e sensibilizzare quanti decidono, come noi, di andare a vedere con i propri occhi gli effetti che spesso, scelte sbagliate dell’uomo, hanno su intere comunità, su intere vite, sulla nostra meravigliosa terra, ricca di storia e bellezza che in un attimo è stata spazzata via, rasa al suolo, carbonizzata, incenerita.
Oltre tutto questo dolore cosa resta?
Resta il miracolo della vita che riparte, rigermoglia dalla cenere, il coraggio delle persone che si rialzano dopo il disastro, la speranza della rinascita, la resilienza della natura, che sorprende, che spiazza, che insegna: il male c’è, esiste, ma il bene ha sempre la meglio. Ma affinché il bene prevalga a volte bisogna avere coraggio e andare controcorrente per superare egoismi ed interessi personali.
Questo è il messaggio che volevamo restasse ai ragazzi dopo questa esperienza, a loro che sono il nostro futuro.
E questo è l’insegnamento di Gesù: che viene a cercarci proprio quando siamo più sofferenti, che si ferma e non va oltre le nostre pene, che ci incoraggia ad alzarci e a sollevare il nostro sguardo perché anche dove tutto sembra morto, senza vita, un piccolo germoglio fa capolino e ci dice di avere fede e fiducia, perché se ci affidiamo a Dio Padre niente è perduto.
Se solo imparassimo ad aprire il nostro cuore e a far entrare la luce di Gesù, ad allargare il nostro sguardo potremo sentire i nostri destini intrecciati come le radici degli alberi, che non si vedono, ma si sostengono a vicenda, tutti connessi, legati, tutti fratelli che abitano la stessa Casa Comune che è la nostra meravigliosa terra.
La testimonianza di Alessandro
Domenica 24 ottobre noi del gruppo Samuele accompagnati dai catechisti, abbiamo trascorso una giornata nelle zone colpite dai drammatici incendi di quest’estate.
Dopo un tragitto più o meno breve siamo giunti a Cuglieri uno tra i paesi maggiormente colpiti.
Giunti a destinazione abbiamo incontrato un gruppo di volontari (Arianna, Silvia e Claudia) che ci hanno condotto presso l’ulivo secolare che si trova presso la comunità Tanca Manna.
Le volontarie ci hanno descritto come all’inizio l’albero, era maestoso aveva un diametro di circa 10 metri e un’altezza di circa 16 metri, ma che rimane e solo il tronco. A terra ci sono dei rami completamente inceneriti, sembra quasi che i rami siano le braccia di una persona sofferente, questo albero ha resistito a temperature assurde, circa dopo 3-4 giorni ci raccontano che il suolo raggiungeva una temperatura di circa 50 gradi. Una delle volontarie dopo qualche minuto di silenzio, forse per farci realizzare il danno immenso per questo albero e non solo, ci hanno chiesto, se secondo noi l’albero fosse ancora vivo o morto. Alcuni di noi pensavano fosse morto altri vivo: loro hanno preferito risponderci, facendoci fare una sorta di gioco… hanno tirato fuori un gomitolo di lana, una ragazza si è legata l’inizio del filo in una mano, poi dopo essersi presentata e aver detto cosa amava fare ha lanciato il gomitolo, verso uno di noi, che a sua volta ha compiuto lo stesso gesto…alla fine eravamo tutti legati gli uni agli altri come in un reticolo. Alcuni di noi pensavano fosse una ragnatela, altri che fossero di quei laser invisibili per i ladri nelle banche… ma ci sbagliavamo tutti. Questi fili rappresentavano delle radici e ricollegandoci all’ulivo secolare ci hanno rifatto la domanda…” se uno di noi molla il filo il reticolo perde forza e forma, serve il sostegno e la forza di tutti. Li abbiamo capito che l’albero anche se apparentemente morto sotto terra, ha l’aiuto prezioso delle altre piante vicine che con le loro radici gli portano le sostanze nutritive appunto essenziali per la vita.
Successivamente prima di arrivare a San Leonardo ci siamo fermati per visitare un castello che si trova lì vicino e per raggiungerlo bisognava percorrere 300 scalini, arrivati in cima abbiamo visitato il posto e siamo giunti nella parte più alta dove si trovava la croce, da quell’altezza la grandezza del danno immenso che ha creato il fuoco e ancora più evidente, lassù abbiamo letto il Vangelo di quella domenica.
Il paesaggio da lassù era quasi come se fosse tagliato in due, da una parte una meraviglia perché si vedevano un sacco di posti anche alcune zone molto verdi, dall’altra parte una disgrazia perché la maggior parte dei luoghi che ci circondavano erano tutti bruciati. A me personalmente, ma penso anche ad altri miei compagni ha dato un fastidio immenso vedere meta montagna ricoperta dal verde delle foglie, degli alberi… e l’altra meta vedere il terreno bruciato, negli alberi che non si sono completamente bruciati sono rimasti pochissimi cespugli anche se tutti inceneriti e bruciati, privi di vita.
Dopo questa visita ci siamo recati a San Leonardo per il pranzo.
Tornando a casa ci siamo fermati a visitare la Madonnina, anche lì il fuoco aveva colpito la maggior parte della vegetazione, ma come per miracolo lei era rimasta intatta, sembrava che il fuoco avesse bruciato tutto tranne lei.
Questa esperienza mi e piaciuta un sacco, se devo dirla tutta la parte che mi e piaciuta di più e stata quando abbiamo visitato il castello, e quando abbiamo giocato con il gomitolo. Ho capito anche quanto l’uomo può influire sulla natura, sia positivamente, come il comitato che con tanti sforzi si sta occupando di far ricrescere tutte quelle piante che abbiamo visto come l’ulivo secolare, e sia negativamente come bruciare e distruggere tutte le piane, cespugli che ci circondano, creando dei danni immensi all’ambiente.
Alessandro Rossi
La testimonianza di Alice
Domenica 24 ottobre, io e il mio gruppo di catechismo siamo andati a Cuglieri a visitare il disastro che ha fatto l’incendio e appena sono scesa dal pullman e mi sono incamminata non mi aspettavo di vedere tutto questo disastro. All’inizio ero incredula a pensare che tanti esseri viventi meravigliosi siano scomparsi da lì, mi piangeva il cuore e spero che tutto rinasca come prima perché ci tengo veramente tanto alla natura e bisogna rispettarla sempre…
Alice Pascalis
La testimonianza di Aurora
Questa domenica siamo andati a fare un ritiro in alcuni monti che sono stati bruciati dall’incendio che ha colpito la provincia di Oristano a Luglio. In questa esperienza abbiamo trovato davanti due elementi completamente contrari: la morte, perché in quelle terre abbiamo visto purtroppo tutto nero senza neanche una pianta verde, e la rinascita, perché nonostante i danni la nostra amata terra si sta riprendendo.
Aurora
La testimonianza di Michele
All’inizio della giornata ci siamo incontrati tutti insieme. La prima destinazione fu Montiferru dove incontrammo molte persone che ci aiutarono poi nel cammino. Dopo essere arrivati incontrammo questa signora che si chiama Arianna; a primo impatto pensavo già che fosse simpatica perché ci accolse con un sorriso. All’inizio ci raccontò la sua storia che da piccola aveva pochi amici “umani”, ma molti amici della natura.
Abbiamo fatto giochi come prendere un gomitolo darlo ad un compagno dicendo prima il proprio nome e quello che ci piace o quello che non ci piace. Mi è piaciuto molto anche perché potevamo sapere qualcosa che non sapevamo su qualcuno. Dopo è venuto un signore che ci ha parlato del tronco di un albero secolare che avevamo a fianco e che era stato bruciato. Molti di noi hanno espresso la loro opinione sull’albero se era vivo o se era morto. Ho espresso anch’io il mio parere dicendo che era ancora vivo perché si nutriva con le radici aiutato dalle altre piante. Ero molto triste perché l’albero dopo esser vissuto così tanti anni, con questo enorme incendio che ha coperto gran parte della Sardegna, è bruciato.
Mi è dispiaciuto molto anche perché come già detto non è bruciato solo lui ma anche altri alberi e altra natura. Dopo siamo andati a vedere dove gli elicotteri e gli aerei prendevano l’acqua per spegnere il fuoco. Ero molto felice di aver scoperto una cosa nuova perché all’inizio non me la facevo nemmeno la domanda da dove prendevano l’acqua gli aerei per spegnere gli incendi. Poi ci chiesero di prendere i telefoni e fare delle foto che raffiguravano gli elementi bruciati dal fuoco come alberi, foreste, ecc… Quella parte mi piacque molto perché mi piace molto stare nella natura però provai anche del dispiacere per tutte le piante bruciate.
Decidemmo poi tutti insieme di salire su una montagna dove c’era un castello, erano circa 300 scalini in salita e altri 300 in discesa. Faticammo molto a salire ma dopo averlo fatto ci rendemmo conto che ne era valsa la pena. Era bellissimo lassù si vedeva quasi quasi tutta la Sardegna. Quello era il momento che mi è piaciuto di più del viaggio. Infine, siamo andati a vedere la Madonna e sono rimasto sorpreso quando ho visto che la parte davanti di dove era posta non era stata bruciata. C’erano pure segni di rinascita come crocus e gigli dappertutto.
Michele
La testimonianza di Chiara
Domenica 24 Ottobre noi ragazzi del gruppo Samuele, insieme ai catechisti, abbiamo trascorso una giornata a Cuglieri, San Leonardo e Bonarcado a visitare i territori maggiormente colpiti dal fuoco scoppiato questa estate nella nostra isola, diventata in poche ore buia, spenta, nera e grigia: uno scenario inimmaginabile a pensare che prima di quell’incendio quelle erano montagne verdi, piene di alberi e di vita, ora diventate cenere.
Abbiamo visto Cuglieri e tutta la vallata dai resti di un antico castello (per raggiungerlo abbiamo fatto 300 gradini), ma intorno tutto è distrutto: il fuoco è arrivato sin dentro il paese bruciando case e uliveti. Anche per il “Patriarca”, il “Grande Saggio” come viene chiamato, non c’è stato scampo. Era un ulivo maestoso. Aveva un tronco dal diametro di 10 metri e un’altezza di 16 e ora è completamente bruciato, raso al suolo, distrutto e i suoi rami, grossi come tronchi, che prima reggevano la chioma, ora si sono arresi, caduti a terra, vinti dalla forza del fuoco.
Ma forse non tutto è perduto…
Osservando infatti con più attenzione, in mezzo a tutto questo buio, abbiamo potuto notare frammenti di luce, piccoli germogli verdi rinascere dalla cenere. Sono il simbolo della speranza e della vita che ricomincia sempre.
Ci vorrà tantissimo tempo per risolvere i danni fatti dall’uomo, ma tutti noi possiamo fare qualcosa per aiutare e non essere complici di queste brutte azioni, avendo il coraggio di andare controcorrente e dire no a chi per egoismo e superficialità crea tanti danni al Creato.
Chiara Orrù