L’allarme è stato ancora recentemente lanciato dal Presidente del Tribunale dei minori di Bari, Riccardo Greco: i nostri figli sono esposti ad un consumo di immagini pornografiche senza alcun filtro.
Si tratta di una esposizione potenzialmente nociva in quanto può promuovere comportamenti imitativi che corromperebbero un accesso gioioso alla vita sessuale enfatizzando l’aggressività, la violenza e il consumo dei corpi fine a se stesso.
Questo allarme non è ingiustificato e andrebbe tenuto in seria considerazione. Il nostro tempo se per un verso si è giustamente liberato definitivamente dai tabù che avevano costretto la vita sessuale a subordinarsi alla macchina repressiva di una morale apertamente sessuofobica, ora il rischio è quello di un sesso non tanto senza tabù, ma senza amore, erotismo e mistero.
Se il nostro tempo ha dissolto l’ombra cupa dei tabù, esso sembra promuovere – anche a causa di una presenza massiccia della pornografia accessibile sulla rete senza alcun filtro – una inedita dissociazione non solo tra il sesso e l’amore ma anche tra il sesso e l’erotismo.
Il legame tra sesso e amore mostra quanto la presenza dell’amore sia decisiva a sottrarre la sessualità dal rischio di una sua mercificazione. Se infatti la pulsione sessuale tende a ricercare il suo soddisfacimento anonimamente, a prescindere dal nome proprio del partner – vi sono rapporti sessuali, anche tra i giovanissimi, che avvengono nel più totale anonimato -, l’amore ricorda sempre l’imprescindibilità e l’insostituibilità del nome proprio.
Legando il corpo al nome esso rende questo corpo unico, amabile appunto, dunque non seriale, non anonimo, non un semplice strumento di godimento.
La potenza dell’amore consiste infatti nel fare convergere la spinta della pulsione sessuale sul carattere unico del nome dell’amato.
Diversamente, senza la presenza dell’amore, la pulsione sessuale dispiega il suo moto anarchicamente.
Nel tempo dell’adolescenza questa anarchia della pulsione non deve ovviamente essere demonizzata. È parte integrante della vita di ogni adolescente. In primo piano è la legittima curiosità per un mondo nuovo di conoscenze, di sensazioni e di sperimentazioni che ruotano attorno al corpo sessuale.
Il risveglio di primavera della giovinezza esige infatti che questo corpo trovi all’esterno della famiglia le sue soddisfazioni.
Il problema è che questa apertura necessaria può dar luogo ad un accumulo disordinato di sensazioni che anziché costituire una esperienza tendano a distruggere ogni forma di esperienza.
Bion definiva il tossicomane come colui che non sa aspettare.
Il consumo febbrile di materiali pornografici o l’accumulo superficiale di relazioni sessuali occasionali possono essere una manifestazione significativa di questa difficoltà.
Ma l’attesa, come, del resto, il velo e la distanza, la poesia e la cura, è una figura fondamentale del desiderio. Non sapere aspettare nella distanza può significare procedere nel senso del consumo compulsivo di sensazioni senza che si dia possibilità di renderle una esperienza che contribuisce a dare forma alla vita.
Accentuando il consumo senza filtro delle nuove sensazioni anche l’esperienza erotica – non solo quella dell’amore – vien resa impossibile. Come se ne esce? È proprio la cultura ad insegnarci, ben più a fondo di quello che potrebbe fare qualunque corso specializzato di educazione sessuale, che si dovrebbe imparare a trattare un corpo come se fosse un libro. Non a caso in diversi oggi parlano anche della morte del libro.
Non si può leggere un libro senza darsi il tempo giusto, senza concedersi una pausa, una riflessione, senza la cura e la dedizione che l’esercizio della lettura richiede.
Non vale forse lo stesso per l’incontro erotico tra i corpi?
La ricerca compulsiva del porno come oggetto di consumo immediato che soddisfa l’iperattivismo neo-libertino del nostro tempo non introduce affatto alla vita erotica, ma solo ad un consumismo senza desiderio.
Il corpo erotico, infatti, diversamente dal corpo porno, è un corpo che diviene soggetto di esperienza.
Non è sempre necessario il grande amore perché questo avvenga, ma una cultura che renda i nostri figli e le nostre figlie sensibili alla presenza dell’altro non come oggetto da saccheggiare ma come un soggetto da conoscere.
Il corpo porno esclude la dimensione della relazione dalla vita sessuale, laddove invece il corpo erotico si fonda proprio sull’esistenza di una relazione. Ma il problema più generale è che il nostro tempo tende sempre più a privilegiare gli oggetti alle relazioni.
Si tratta di una vera e propria intossicazione. È quello che Pasolini definiva già nel suo tempo “sistema dei consumi”.
Massimo Recalcati, Psicoterapeuta