Le vacanze e il comandamento del riposo

Ho tenuto per un certo periodo un corso sui dieci comandamenti per studenti universitari. Per evitare di fare ipnosi collettiva, evitavo di far piovere l’insegnamento teologico dall’alto. Per questo ponevo tante domande e cercavo di esercitare in qualche modo la maieutica socratica

. Posso facilmente annoverare le lezioni sul terzo comandamento tra le lezioni più feconde. Penso che quella riflessione possa essere utile per riflettere sul periodo di ferie di cui alcuni di noi potranno godere

. In primo luogo, rettificavo con gli studenti la riduzione catechetica del «ricordati di santificare le feste», con un ritorno all’originale biblico, quello di «ricordati del giorno di shabat per santificarlo». E, non di rado, tutti si sorprendevano che il Signore ci inviti a ricordare il giorno del riposo!

Non vogliamo forse proprio tutti riposare di più? E, magari sono tanti quelli che desidererebbero essere in vacanza a vita, serviti e riveriti, dedicandoci al massimo a qualche hobby edificante. Procedendo nella riflessione facevamo il punto con gli studenti sulle nostre esperienze di riposo (la vacanza estiva, ad esempio).

Senza generalizzare il pessimismo, scoprivamo che a volte tali esperienze finivano al di sotto delle promesse e delle proiezioni. Giungevamo a capire che il riposo non era una cosa facile o automatica che s’improvvisa. C’è un’arte del riposo che è allo stesso tempo un’arte di relazione al tempo e, in fin dei conti, un’arte di consacrazione perché lo shabat (non l’ho detto all’inizio) è associato alla vita con Dio, alla vita spirituale.

Con queste semplici considerazioni molto concrete, si arrivava insieme a capire l’opportunità del comandamento del sabato. L’invito a osservare il sabato è un invito a imparare l’arte di gestire il proprio tempo, a rispettare il ritmo del proprio corpo, della terra, dei suoi dipendenti. In ultima analisi è un invito a essere giusti e a riposare come Dio e con Dio.

Un ebreo come il salmista aveva ben interiorizzato questa lezione ed era giunto alla convinzione: «Solo in Dio riposa l’anima mia». Credo che le pagine più belle su questo riposo sabatico le abbia scritte il rabbino Abraham Joshua Heschel.

Con lui dialogheremo la prossima volta. Per ora, se andrai in vacanza, ti auguro di vivere questo tempo di pausa come un tempo di “ricreazione”, ovvero come partecipazione all’opera di Dio che ci ricrea non solo quando lavoriamo, ma quando, come figli, riposiamo e ci poniamo dinanzi a Lui.

Robert Cheaib