Un evento di Chiesa
Con la celebrazione di domenica pomeriggio, festa della Santa Famiglia, nella nostra chiesa cattedrale, si è dato il via al cammino giubilare per la nostra Chiesa diocesana.
E’ stato un momento dove, il numeroso afflusso dei fedeli convenuti, ha confessato il desiderio di ricominciare il cammino della fede come pellegrini, animati dalla speranza.
Il Giubileo non è per devoti e solitari. È invece un evento di Chiesa, un popolo che risponde alla convocazione, un popolo che si fa pellegrino verso il Regno. La comunità diocesana, ieri, ha risposto all’appello dello Spirito, tutta insieme.
Una celebrazione semplice e solenne, dove si avvertiva la straordinarietà della Grazia e il desiderio unanime di essere condotti, guidati, riconciliati.
Per me parroco, è stata confortante la presenza di alcuni parrocchiani di Marrubiu con i quali, prima della celebrazione ci siamo salutati, quasi stipati, nella Chiesa di San Francesco, prima che prendesse avvio la processione.
Con altri parrocchiani, in alcuni momenti della celebrazione, ci siamo incrociati con lo sguardo e salutati con un sorriso. Sono stati momenti in cui anche io mi sono sentito pellegrino insieme a loro, col mio desiderio di essere anche io guidato dal Pastore Grande delle pecore: Gesù.
La Chiesa che celebra il Giubileo non è il gruppo degli eletti che si vanta di una appartenenza rassicurante al proprio gruppo, alla propria parrocchia o al proprio movimento. È la Chiesa dei peccatori che sperimenta lo stupore e la trepidazione di essere perdonata. Nei prossimi mesi non vogliamo celebrare una Riconciliazione ‘devota’, ma fortemente espressiva, come ci ha ricordato l’arcivescovo nella sua omelia, “della verità profonda di noi stessi e del desiderio di Dio”.
Poiché il Giubileo è un evento di Chiesa, ha bisogno di una lingua per comunicare, ha bisogno di parole per intendersi, di luoghi per ritrovarsi, di riti per celebrare di sentimenti per essere condivisi nella fraternità.
Ma il Giubileo non è un affare per mercanti, ha chiosato l’arcivescovo di Milano in una sua recente pubblicazione. Il Giubileo, infatti, è evento di grazia. Il Signore è ricco di misericordia e offre tutto quello che è per tutti coloro che si lasciano amare. Anche nella casa del Signore ci sono di quelli che considerano ogni particolare e domandano: «Quanto costa? Quanto vale?», insomma la mentalità del mercante. Ma il Signore sorride e ha pazienza: «Tutto vale, tutto è tuo, qui non si vende, qui non si compra, qui si sta insieme e ci si vuole bene».
Le opere che sono proposte non sono un prodotto da commerciare per comprare la salvezza, ma piuttosto una forma di disponibilità alla grazia: «Non devi offrire niente, non devi pagare niente. Solo devi essere disponibile a ricevere, grazia su grazia!».
Il Giubileo si introduce nel clima cupo e disperato di questo triste tempo dove popoli sono ancora in guerra, dove le nostre parrocchie sono costantemente semideserte, dove adolescenti si ammazzano quasi per gioco. Risuona per tutti un invito: «Venite, venite tutti, venite alla festa preparata per le nozze dell’Agnello».
Così nasce una speranza che non si accontenta di una aspettativa prevedibile. La speranza infatti prende vita dalla promessa. I pellegrini di speranza rispondono a una chiamata e si mettono in cammino.
Abbiamo iniziato questo cammino. Sarà determinante per chi ci crede, non sarà tempo sprecato. Forse faticoso ma certamente un ulteriore “passaggio di vita”.
don Alessandro