Davanti all’enorme tragedia consumata nelle prime ore di sabato scorso 26 febbraio, come Comunità cristiana, non possiamo non rimanere interdetti e addolorati.
Meglio il silenzio che lasciarsi andare a deplorevoli analisi politiche per individuare colpevoli e responsabili.
Sappiamo bene che i responsabili ci sono, ma tutti dobbiamo sentirci colpevoli, se non altro per i nostri palesi e raffinati ragionamenti che teorizzano soluzioni politiche che di fatto hanno come conseguenza, la morte di tanti fratelli e sorelle che scappano da guerre, soprusi e povertà di ogni genere.
Se poi proviamo ad ascoltare i ragionamenti dei giovani c’è da rimanere allarmati per tutte quelle teorie sbrigative che sono la negazione dei fondamentali diritti di ogni uomo e di ogni donna.
Papa Francesco ha detto più volte che oramai “il mediterranei è diventato il cimitero più grande d’Europa”. Sono più di 60 le vittime e molte delle quali giovani e anche bambini. Come assuefarci a un iniquo sistema di morte che non può che generare morte?
Il tempo con cui noi cristiane e cristiani ci prepariamo alla Pasqua ci chiama alla conversione, cioè a cambiare mentalità e comportamenti a partire da noi stessi e a verificare, anche nei nostri piccoli paesi, quel crescente senso di estraneità che, anziché promuovere sviluppo e futuro, ci rinchiude all’interno delle nostre pseudo categorie sociopolitiche che generano morte. Proprio i Vangelo di lunedì 27 ci ha richiamato con estrema chiarezza alla concretezza della fede per riconoscere Gesù vivo e presente nella nostra storia non dove vorremmo trovarlo noi ma dove Lui realmente si trova: “ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. (Mt 25,24).
C’è bisogno di conversione, di un cambio di passo delle politiche migratorie e dell’accoglienza, nello spirito della solidarietà internazionale, dei diritti umani e delle norme costituzionali in materia di asilo.
Per questo, anche noi cristiani, nel cammino quaresimale appena iniziato, siamo chiamati ad un impegno sociale più responsabile e attivo. Per una giustizia globale.
Come Comunità cristiana di Marrubiu e Sant’Anna,
ci incontreremo mercoledì 1° marzo alle ore 17.30,
nella nostra chiesa parrocchiale per riconoscere
il male presente anche in noi stessi.
La nostra solidarietà pertanto si trasforma
in una preghiera che è
richiesta di perdono , riconoscimento sincero delle nostre responsabilità
e affidamento a Dio delle vittime di questa ulteriore tragedia.
don Alessandro