Servizi e ministeri laicali per l’anno pastorale 2024/2025

Sabato 26 ottobre 2024, a Zuradili, sarà inaugurato il nuovo anno pastorale 2024/2025.

Sarà un momento in cui, dopo tanti anni, si sentirà squillare la campana della chiesetta, col suo piccolo campanile appena restaurato. Questo gioioso richiamo, sarà un invito a fare memoria, a ritornare alle origini della nostra profonda identità e scoprirci Popolo in cammino verso l’eternità. Le campane continuano a suonare per ricordarci (riportare al cuore) l’invito di Gesù:
Fate questo in memoria di me

Questo cammino, però non può non riconoscere una crisi che anche nella nostra parrocchia, continua a registrare una diminuzione dei Collaboratori che, a vario titolo, offrono la loro generosa disponibilità nei diversi servizi e ministeri.

Chi ancora persevera nel servizio si confronta con la crisi legata alla fatica di restare, a tanti livelli. Provo a spiegarmi. Di solito, quando siamo di fronte a qualche difficoltà, a qualche delusione, a qualche fatica, ci sono almeno due vie d’uscita: o stringere i denti e andare avanti, aumentando l’impegno e cercando nuove motivazioni che ci aiutino a rideciderci, oppure tirare i remi in barca e lasciare tutto, magari accampando qualche scusa più o meno valida.

Siamo posti davanti a questo bivio e ho come l’impressione – ma forse mi sbaglio – che un buon numero di persone scelgano la seconda strada, quella dell’andarsene: dal gruppo, dall’associazione, dalla partecipazione agli incontri, dalla messa, dalla parrocchia…

Mi vengono in mente le parole di Gesù del vangelo che abbiamo ascoltato alcune domeniche fa: “volete andarvene anche voi”? Dietro queste parole dure parole di Gesù, la folla ha smesso di seguirlo ed è tornata indietro. A questo punto della sua missione Gesù registra un vertiginoso fallimento. Ma dietro questa parola, si nasconde molto spesso, la fecondità di un seme che solo in apparenza è morto ma prima o poi esplode in una novità di vita, una vita diversa non la stessa del seme. Il seme oramai è morto e da questa morte esplode una forma di vita totalmente diversa.
L’articolo di Severino Dianich, che segue questa news, ci invita ad entrare e approfondire questa ‘spiritualità del falimento’, che costituisce il vero riscontro dell’autenticità della sequela.

Non c’è dubbio che parole come Caritas, decoro e pulizia della chiesa, confraternita, cori parrocchiali, catechesi, incontri di formazione, visita agli infermi, prove dei canti, lectio divina, eucarestia, consiglio pastorale, amministrazione, e riconciliazione, siano “parole dure” e per certi versi incomprensibili che forse non stimolano più il nostro impegno ma, al contrario, fanno emergere la tentazione di mollare tutto e chiudere… e, in certi casi, potrebbe essere la decisione più giusta per tutti.

Certamente, le parole che suonano dure alle nostre orecchie, molto spesso sono la manifestazione di un pericoloso equivoco di chi confonde il fine con i mezzi. Il fine è sempre Dio, e i mezzi, sono costituiti dai continui tentativi di rifondare continuamente la nostra vita su di Lui. I mezzi, pertanto possono cambiare o essere rimodulati, così come nel tempo cambia la nostra vita.

Credo che chi persevera in Parrocchia, nella fedeltà al proprio servizio, alla propria Comunità, alla propria storia, è come se nei fatti, alla domanda di Gesù, volesse rispondere con la stessa fede di Pietro: “Signore da chi andremo? Tu hai Parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” (Gv 6, 60,69).