Solennità di Sant’Anna, patrona della borgata di Marrubiu

Anche quest’anno la borgata di Marrubiu ha festeggiato la sua patrona: Sant’Anna. Le immagini che seguono, manifestano la gioia di una Comunità in festa che quest’anno è stata onorata dalla presenza dell’arcivescovo, padre Roberto.

La Chiesa celebra congiuntamente i santi Anna e Gioacchino, genitori della Vergine Maria e dunque strumenti eletti nel piano di salvezza di Dio. La loro storia non è raccontata nei Vangeli canonici, ma compare per la prima volta nell’apocrifo Protovangelo di Giacomo, un testo scritto verso la metà del II secolo e avente accenti gnostici. Di esso, comunque, la tradizione cristiana ha accolto come veritiere alcune informazioni, principalmente in riferimento alla presentazione al tempio di Maria e ai nomi dei suoi genitori.

Il nome Anna ha origine ebraica e significa “favore”, “grazia”. Ebraico è pure il nome Gioacchino, che in base alle due possibili derivazioni ha il significato di “stabilito da YHWH” (il sacro tetragramma indicante il nome di Dio) o “innalzato da YHWH”. Dopo il citato Protovangelo i racconti sui due santi si sono arricchiti nei secoli di particolari, a volte discordanti, che hanno stimolato una vasta produzione iconografica.

Sant’Anna è spesso raffigurata con un mantello verde, simbolo della speranza che ha donato al mondo concependo Maria Immacolata, Madre del Salvatore. Scriveva al riguardo il gesuita Giovanni Croiset (1656-1738): «Non si può dare un’idea più nobile, più elevata e nello stesso tempo più giusta del merito straordinario, delle virtù eminenti e della sublime santità di sant’Anna, che dicendo esser la madre della Madre di Dio; quest’augusta qualità racchiude tutti i titoli d’onore; ella sola vale per tutti gli elogi; e come lo Spirito Santo nulla ha potuto dire di maggior lode di Maria, che’l dire, esser Ella, da cui nacque Gesù Cristo […] così nulla si può dire di più glorioso di sant’Anna, che’l dire, esser Ella, dalla qual è nata la Vergine Maria».

L’iconografia ci restituisce anche la bella immagine dell’incontro di Anna e Gioacchino, dal cui matrimonio non erano ancora nati figli, alla Porta Aurea di Gerusalemme. Qui si scambiarono un bacio casto, dopo che entrambi erano stati avvisati da un angelo dell’imminente concepimento. Di questo mistero al principio della vita di Maria vi è traccia pure nelle rivelazioni estatiche della beata Anna Caterina Emmerick (1774-1824), che disse della Vergine: “Anch’Ella fu concepita sotto il cuore di sua madre per intervento dello Spirito Divino nel momento solenne in cui Gioacchino e Anna si erano ritrovati sotto la porta d’oro del tempio”.

Gioacchino era di stirpe davidica, particolare che si accorda con la profezia di Isaia relativa alla venuta del Messia: “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici” (Is 11, 1). La divina grazia fece di lui e Anna i nonni di Gesù. Certamente la loro esistenza terrena dovette essere ricca di virtù, che trasmisero innanzitutto alla gloriosa figlia. Diceva di loro san Giovanni Damasceno: “Poiché doveva avvenire che la Vergine Madre di Dio nascesse da Anna, la natura non osò precedere il germe della grazia; ma rimase senza il proprio frutto perché la grazia producesse il suo. Doveva nascere infatti quella primogenita dalla quale sarebbe nato il primogenito di ogni creatura nel quale tutte le cose sussistono (Col 1, 17). O felice coppia, Gioacchino e Anna! A voi è debitrice ogni creatura, perché attraverso voi la creatura ha offerto al Creatore il dono più gradito, ossia quella casta madre, che sola era degna del Creatore”.

Il loro culto si diffuse prima in Oriente e poi in Occidente, sebbene in date separate. La Chiesa cattolica ha unificato la loro celebrazione liturgica con la riforma del calendario del 1969. Al nome di sant’Anna sono legati molteplici patronati (madri, partorienti, ebanisti, lavandai, orefici, sarti, tornitori, ecc.), chiese e congregazioni religiose.