Nella settimana in cui ricordiamo chi ci ha preceduto nella Dimora preparata del Padre e dei quali la Chiesa ha riconosciuto come sia possibile vivere un vangelo incarnato nella vita, le letture della liturgia, tratteggiano la fisionomia dei Santi, di coloro che hanno reso visibili sulla Terra le qualità del Cielo.
Intanto, hanno vissuto una vita autenticamente umana, in coerenza tra parole ed opere: tutti hanno riconosciuto la loro adesione a Cristo, riconosciuto e incarnato nei fatti quotidiani.
Hanno portato per primi la fatica della fedeltà, spesso senza mettersi in mostra e fuggendo gli onori. Non hanno rivendicato i titoli di profeti, maestri e guide, additando sempre come modello e riferimento quel Gesù che hanno amato profondamente, pur senza averlo visto di persona e condividendo tra fratelli, il dubbio della fede.
I santi, uomini e donne caratterizzati da povertà e fragilità, ci appaiono quindi innanzitutto come veri uomini e vere donne Non hanno giudicato o contestato i fratelli nella fede, in pubblico e in privato, scegliendo umilmente la via della riconciliazione, del perdono, della pace e della misericordia. Non hanno lesinato impegno, lavoro e fatica per i propri fratelli, affezionati intimamente a chiunque hanno incrociato sul proprio cammino. Hanno trasmesso il messaggio di Cristo con passione, cercando i modi più adeguati per essere suo strumento docile ed efficace.
Si sono fidati del Signore anche nelle difficoltà e nelle persecuzioni, accolte come Sua Volontà, convinti di essere tra le braccia sicure di una Madre (la Chiesa) qualunque cosa potesse succedere.
Per questo sono stati i veri sacerdoti, cioè coloro che hanno inserito il sacro, la dimensione spirituale, nella vita di tutti, concreta e materiale. Non hanno fatto altro che rendere trasparente l’essenza di Dio in se stessi.
Sapientemente, la liturgia, pone in stretta relazione il ricordo della “compagnia degli amici di Dio” – i Santi – con tutti coloro che avendo creduto nella fede della Risurrezione, dormono il sonno della pace. Il messaggio è chiaro: la Santità non è una condizione di merito, ma dono di Grazia.
I nostri defunti sottratti alla materialità dell’esistenza vivono con Cristo in Dio e noi, attendiamo nella fede la manifestazione piena di ciò che già siamo: figli nel figlio, predestinati a partecipare alla stessa sorte dei Santi nella luce.
Il riferimento al vangelo delle nove beatitudini, anche se le sappiamo bene, anche se certi di non capirle, riaccendono la nostalgia prepotente di un mondo fatto di bontà, di non violenza, di sincerità, di solidarietà. Di un mondo dove alla fine, seppur in mezzo a scandali e contraddizioni, il bene è sempre vincitore!
Disegnano un modo tutto diverso di essere uomini, amici del genere umano e al tempo stesso amici di Dio, che amano il cielo e che custodiscono la terra, sedotti dall’eterno eppure innamorati di questo tempo difficile e confuso: sono i santi.
La storia si aggrappa ai santi per non ritornare indietro, ma per riconoscere nella santità, il segreto di una vita riuscita e felice.
Le Beatitudini ci presentano, modelli umani apparentemente perdenti, una trama di situazioni comuni: fatiche, speranze, lacrime, lotte, contraddizioni e anche storie di peccato. Nel suo elenco ci siamo tutti: i poveri, i piangenti, gli incompresi, quelli dagli occhi puri, che non contano niente agli occhi impuri e avidi del mondo, ma che sono capaci di posare una carezza sul fondo dell’anima, sono capaci di regalarti un’emozione profonda e vera. E c’è perfino la santità delle lacrime, di coloro che molto hanno pianto, e le cui lacrime sono contenute nell’eterno otre di Dio (sal 56).
Le beatitudini compongono nove tratti del volto di Cristo e del volto dell’uomo: fra quelle nove parole ce n’è una proclamata e scritta per me, che devo individuare e realizzare, che ha in sé la forza di farmi più uomo, che contiene la mia missione nel mondo e la mia felicità. Su di essa sono chiamato a fare il mio percorso, a partire da me ma non per me, per un mondo che ha bisogno di esempi raccontabili, di storie del bene che contrastino le storie del male, di cuori puri e liberi che si occupino della felicità di qualcuno.
E Dio si occuperà della loro: «Beati voi!».
Orario delle Celebrazioni Solennità di Tutti i Santi venerdì 1° novembre:
- ore 09.00 lodi mattutine e distribuzione eucarestia per gli infermi
- ore 10.00 S. Messa
- ore 16.00 CIMITERO: preghiera in suffragio dei defunti e benedizione delle tombe dei fratelli e delle sorelle morti in questo ultimo anno (ala nuova del Cimitero).
Orario delle celebrazioni di sabato 2 Novembre, Memoria dei fedeli defunti:
- ore 10.00 CIMITERO: S. Messa in suff. di tutti i fedeli defunti
- ore 11.30 preghiera dei bambini in suffr. dei defunti: gruppi Maria, Filippo, Giacomo
- ore 17.30 PARROCCHIA: S. Messa festiva domenicale in suffr. di tutti i fedeli defunti