Domenica 02 ottobre, alle 10.30 in occasione della celebrazione delle Cresime per il gruppo dei ragazzi, inaugureremo il nuovo anno pastorale 2022/2023. Trovo questa data molto significativa per dare avvio ad una uova partenza, dopo due anni faticosi e incerti. Il tema di approfondimento di quest’anno è tratto dall’icona evangelica di Luca Venite alle nozze!
L’agenda parrocchiale di questo periodo si presenta fitta di impegni: incontri, programmazioni, pianificazione degli itinerari, definizioni dei turni, ritiri, riassetto degli ambienti parrocchiali ecc.
Verrebbe da domandarsi: per che cosa? Dove vogliamo andare? Cosa vogliamo realizzare in questo nuovo anno pastorale? Per chi e per che cosa?
Se il Signore non costruisce la casa, invano faticano i costruttori, ci ricorda il salmo 127.
Allora, cerchiamo di partire con il piede giusto, con la consapevolezza che la Parrocchia non deve edificare se stessa ma, attraverso la cura delle proprie membra, è chiamata a edificare il corpo mistico del Signore Gesù che siamo noi (S. Pl).
Questa prospettiva di fede ci spinge ad andare oltre le immediate esigenze di una condivisione del lavoro pastorale in parrocchia, a non confondere il fine con i mezzi, ad aprirci a nuovi scenari e prospettive nei quali operare e che solo la Grazia può indicarci.
Il nostro apporto personale è certamente una manifestazione dello Spirito che agisce in noi, per “l’utilità comune”, come ci ricorda sempre S. Paolo, ma senza interessi e tornaconti, senza vanagloria e superbia, ma sempre con la consapevolezza di essere “servi inutili”.
Vorremmo far convergere il nostro essere e il nostro operare in una prospettiva di fede, al fine di rafforzare il valore autentico e il senso più vero della nostra fede: riscoprirci Comunità in cammino.
Nei nostri prossimi incontri di programmazione del nuovo anno pastorale, forse ci ritroveremo con i “soliti” e anche pochi. Si, è vero siamo numericamente pochi e forse non pienamente convinti dell’urgenza di radicali cambiamenti. Saremo invitati a guardare con realismo e fiducia ai problemi e alle sfide che vogliamo affrontare, certi nella fede che non saremo soli ma che il Signore agirà in noi, nelle nostre povertà e contraddizioni, nelle fatiche e nelle delusioni. Ne sono certo!
Più volte e in diversi contesti abbiamo condiviso l’urgenza di un rinnovamento della Comunità. Ma, perché esso si autentico è necessario partire non dall’esterno, ma da noi stessi, un rinnovamento che ci porta a dire ogni giorno che Cristo è davvero presente in mezzo a noi e che il nostro limite non impedisce a lui di rivelarsi!
Un rinnovamento autentico implica lasciare con coraggio tutto ciò che è vecchio e senza speranza, per proiettarci in nuovi orizzonti dove la mente, lo sguardo, il cuore, le orecchie e tutti i nostri sensi ci fanno avvertire un futuro gravido di promesse.
E’ per questo che l’altro obiettivo necessario per un rinnovamento non può che essere quello di chi vive e celebra la fede. Nel porci questo obiettivo, vogliamo, ancora una volta partire da noi, dai più “vicini”, da coloro che forse danno troppe cose per scontate nel vivere la fede senza accogliere quella domanda disarmante che Gesù ci rivolge: ma chi sono io per te?
Ecco, con questi due fondamentali presupposti iniziamo un nuovo anno! In questo pezzo di strada che faremo “a due a due”, vogliamo crescere nel coraggio della condivisione e del servizio gratuito!
Dare il proprio apporto in parrocchia non significa collaborare per questo o per quell’altro compito ma, far fruttare doni e carismi, investirli per poterli godere meglio e di più con tutti, fare in modo che il dono ricevuto maturi e si sviluppi sempre più, esprimere la singolarità di ciò che siamo in un contesto ecclesiale dove la peculiarità di ciascuno, armonizzata nell’insieme, possa manifestare non solo la singolarità originale ma la bellezza del corpo che ci porta a vivere l’unità di ciò che siamo chiamati ad essere.
Ciò che siamo chiamati a condividere, in questo nuovo anno, non è solo la fatica dell’impegno (nessuno ha tempo da perdere!) ma la gioia del sentirci corpo, parte, di un tutto. E così la fatica dell’impegno sarà equamente distribuita e la “gioia condivisa con molti” sarà “più abbondante anche per ciascuno”. (S. Agostino, Confessioni, VIII, 4.9).
Un’ultima riflessione. Uno degli aspetti che fondano e strutturano la parrocchia è dato dalla capacita di vivere la fiducia. Essasi esprime in maniera bella come tentativo sempre nuovo di rieducare le relazioni e correggere errori eventuali di prospettiva. La fiducia da vivere in parrocchia, tuttavia, si fonda su un dono gratuito che è la fede, ossia l’Amore di Dio riversato gratuitamente nei nostri cuori da accogliere continuamente e condividere con i fratelli e le sorelle. E’ questo il principio che può aiutarci a vivere una fedeltà in parrocchia che non è solo un semplice mantenere la parola data.
Essa è dono di sé rinnovato ogni giorno, impegno di servizio capace di vincere qualsiasi inerzia e sospetto e riconfermarsi momento per momento. L’uomo fedele, la donna fedele, non ha lo sguardo rivolto al passato, ma ad un futuro che si fa attuale oggi, ora. Non si accontenta di ciò che ha dato già, non tiene il conto dei sacrifici fatti e neppure dei torti subiti. Non dimentica la lezione di Sant’Agostino: «Se dici, basta!, sei perduto. Cresci sempre, progredisci, avanza sempre» (Sermo 169, 18). La tentazione di abbandonare l’impegno e farsi da parte, è inevitabile! Chi è fedele ripete sempre a se stesso: «Io sono qui per amare e per servire». E allora si domanda: “Che cosa posso ancora fare, che cosa mi resta da dare?” L’uomo, la donna fedele a Dio resta perennemente giovane, perché il suo amore ha più futuro che passato.
Obiettivo sarà quindi lavorare insieme perché, nei diversi ambiti della pastorale parrocchiale – nella liturgia, nella catechesi, negli organismi di partecipazione, nella cura per il decoro della chiesa parrocchiale, nelle confraternite, nel coro e in tutti i gruppi – ciascuno sappia vedere la maturazione e l’espressione della ricchezza degli altri e di sé stessi come un dono a favore di tutta la comunità.
don Alessandro